Per un po' di anni mi sono sempre detto: Filippo i tuoi risultati saranno scadenti.
Perché?
Partiamo dall'inizio e lo scoprirai presto...
nel lontano 1977, all’età di 7 anni, i miei genitori mi regalarono un telescopio che mi fece appassionare all’osservazione delle stelle.
Passai le serate d’estate in cerca di angoli di buio per prendere il mio prezioso strumento e perdermi nell’infinità dell’universo.
Per via del lavoro di mio padre che era giornalista, in quel periodo vivevo a Londra e pensai bene di sfruttare la mia dimestichezza con l’inglese per scrivere una lettera alla NASA e chiedere come potevo diventare astronauta.
Iniziava con “Dear Nasa,....”.
Sto ancora aspettando la risposta ma nel frattempo sono successe molte cose di cui ti voglio parlare.
Qualche anno dopo, una volta rientrato in Italia, mi dimenticai rapidamente della NASA e delle stelle.
Dopo le scuole medie e vari cambi di città, iniziai a frequentare il liceo classico con risultati piuttosto mediocri.
Forse per un tentativo di rivalsa rispetto alla scuola mi appassionai allo sport.
Eravamo a metà degli anni ottanta e gli eroi di noi ragazzi erano i super-muscolari Stallone e Schwarzenegger.
A quel tempo non avrei potuto nemmeno immaginare che molti anni dopo li avrei conosciuti entrambi.
I risultati dei miei studi continuarono ad essere scadenti a tal punto che finii con l’essere mandato in collegio.
In compenso però continuavo ad allenarmi ed ero diventato molto serio nell’apprendere sempre di più sul miglioramento della prestazione umana.
In qualche modo arrivai alla fine del liceo e passai la maturità con un voto superiore alle mie aspettative (49/60!).
A quel punto mi resi conto che forse non avevo i geni per diventare un atleta e mi venne spontaneo provare ad iscrivermi alla facoltà di medicina e chirurgia.
Non tanto perché volessi curare i malati ma perché volevo scoprire tutti i meravigliosi meccanismi del corpo e della psiche.
Avevo un medico illustre in famiglia, Franco Basaglia, che insieme alla sorella di mio padre Franca, rivoluzionò la psichiatria italiana.
Mio padre Alberto era un giornalista e scrittore ma io a scuola avevo fatto ben poco e ora dovevo affrontare il numero chiuso e l’esame di ammissione.
Davanti a quell’esame dimostrai per la prima volta che la forza di volontà non ce l’avevo solo negli allenamenti.
Non presi nemmeno un giorno di vacanza dopo la maturità e studiai tutta l’estate per passare l’esame di ammissione, cosa che feci in modo brillante.
Era iniziata una nuova fase.
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