Diete per dimagrire? Meglio di no

Diete per dimagrire? Meglio di no

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E se ti dicessi che le diete creano più problemi che soluzioni?

Sembra assurdo, vero?

Eppure le statistiche parlano chiaro: il 90% di chi inizia una dieta, soprattutto lasciandosi guidare dalle mode, dopo soli 12 mesi si ritrova con più kg di prima.

Come mai?

Per approfondire: Diete drastiche? Meglio di no...

Molte volte non si comprende a fondo nemmeno il significato del termine "dieta".

Per dieta si deve intendere uno stile di vita e non un cambiamento a tempo determinato.

Non basta dunque mangiare bene un paio di mesi all'anno, magari in vista della prova costume, perché inevitabilmente torneremo ad ingrassare subito dopo l'estate.

Come dico sempre, per vivere in maniera sana bastano poche cose, fatte bene e portate avanti nel tempo.

Quali cose?

Scoprilo nel video di oggi!

 

TRASCRIZIONE DEL VIDEO

Le diete producono più problemi che soluzioni.

Credo che ormai sia risaputo che le diete, o perlomeno quelle diete di cui si discute sui giornali, si sente parlare nei siti, quelle diete super popolari e super semplici che promettono miracoli, chili persi e nessuna fatica, ecco credo che ormai sia risaputo che è bene non crederci. Rappresentano fondamentalmente delle illusioni e sono sempre delle soluzioni temporanee, ammesso che di soluzioni si tratti.

Le statistiche parlano abbastanza chiaro e confermano che circa il 90% delle persone che seguono una dieta di questo tipo a distanza di 12 mesi ha più kg di quelli che aveva in partenza.

Questo perché? Perché tante più promesse illusorie vengono fatte, tante più problematiche vengono create successivamente.

Il termine dieta vuol dire fondamentalmente stile di vita ed è questo che dovremmo cercare con un cambiamento nutrizionale. Il problema vero di tutta l'offerta nell'ambito delle diete è che si prefigge di illuderti che cambiare alimentazione per un tempo determinato sia sufficiente a creare un cambiamento metabolico duraturo. Ma questo se ci pensi bene è assolutamente assurdo, nel senso che se tu mangi diversamente per 2-3 mesi avrai qualche risultato, ma poi se torni a mangiare come prima ritornerai come prima probabilmente con gli interessi.

Per approfondire: Gli effetti negativi delle diete ipocaloriche

Ma non è l'unico aspetto importante in questo tema, c'è anche una componente psicologica perché avendo una percentuale di insuccesso così alto, questo tipo di approccio che è così tanto promosso da tutti i media (che evidentemente non hanno niente di meglio da proporre) crea delle problematiche a livello psicologico importanti perché è ovvio che la percezione di insuccesso, in un ambito così delicato com'è il rapporto con il cibo, porta a frustrazione che a sua volta porta inevitabilmente a cercare ulteriori compensi nel cibo.

Ecco perché questi tipi di proposte sono fondamentalmente pericolosi, perché attecchiscono proprio su quelle persone che hanno una relazione difficile con il cibo e la rendono ancora più difficile.

Allora il primo consiglio che io ti do è quello di imparare a conoscerti meglio, imparare a capire meglio le vere esigenze, imparare anche a capire meglio le ragioni del perché non stai mangiando nella maniera corretta. Non accontentarti delle risposte superficiali "avrò il metabolismo lento”, "sarà un problema di tiroide”. Questi sono casi rari rispetto alla quantità di persone sovrappeso che ci sono nella nostra società, in realtà le domande che ti devi fare, perché abbiano un senso, sono molto più orientate alla sfera psicologica. Cosa stai cercando di compensare con la tua alimentazione? Quali mancanze stai cercando di colmare grazie al cibo?

Poi penso che sia anche utile conoscersi un pochino di più sul piano metabolico. Io anche in questo caso non ho mai avuto una fede cieca nell'idea dei morfotipi, perché anche questa è una grande semplificazione rispetto alla realtà metabolica delle persone. Però indubbiamente esistono delle macrotendenze che se riusciamo a capire un pochino meglio ci possono sicuramente dare una mano e guidare un po' di più nella scelta dell'approccio per rimetterci in forma.

I due macrotipi più noti, conosciuti e studiati sono il sovrappeso a mela e il sovrappeso a pera. Cosa rappresentano questi due tipi?

Il sovrappeso a mela, che è tipicamente un sovrappeso centrale che riguarda in particolare l'addome e che è più tipico dei maschi, è un sovrappeso determinato dall’insulino resistenza fondamentalmente. È un sovrappeso che riguarda soprattutto l'accumulo di grasso viscerale quindi intraddominale profondo ed è il sovrappeso più pericoloso, più connesso con il diabete e con tutta una serie di malattie cardiometaboliche compreso l’infarto. Si tratta di un sovrappeso che va contrastato in maniera forte soprattutto per le conseguenze mediche che ha, ma risponde piuttosto bene al cambiamento di stile di vita. In questo caso il cambiamento fondamentale è quello di eliminare gli zuccheri, ridurre drasticamente i carboidrati, passare ai cereali integrali piuttosto che ai raffinati e ovviamente introdurre anche movimento fisico.

L'altro tipo di sovrappeso, che è quello a pera, è più tipico delle donne anche se esiste anche negli uomini ed è più legato all’azione degli estrogeni che sono ormoni cosiddetti femminili, ma che ovviamente abbiamo anche noi maschi e che hanno una tendenza a far accumulare grasso in una maniera diversa rispetto al sovrappeso a mela. Una maniera che è più legata al sovrappeso nella parte inferiore del corpo, quindi soprattutto sui glutei e sulle cosce e il tipo di accumulo di grasso è sottocutaneo, quindi non è un grasso profondo intra-addominale, è un grasso superficiale che da un punto di vista medico rappresenta un pericolo molto molto minore perché non è così strettamente coinvolto con le alterazioni metaboliche che invece tipicamente caratterizzano il sovrappeso a mela.

Anche questo tipo di sovrappeso va contrastato. Dal mio punto di vista soprattutto per le ragioni psicologiche che stanno dietro a questo sovrappeso che in casi estremi diventa il tipico fenomeno della cellulite che appunto non ha una rilevanza medica, ma una rilevanza psicologica per chi ce l’ha.

Qui la problematica è soprattutto di tipo vascolare, quindi indubbiamente va creato un qualche deficit calorico, però il problema è che queste persone tipicamente perdono grasso in tutto il corpo tranne nelle zone dove veramente vorrebbero perderlo. Perché? Perché queste zone non sono vascolarizzate a sufficienza e quindi i grassi non vengono usati.

In questo tipo di sovrappeso la strategia è molto più di attività fisica mirata per quelle zone in cui vogliamo aumentare la vascolarizzazione. Nel caso specifico quasi sempre la parte inferiore del corpo che va trattata sia con attività più a lunga durata di tipo aerobico, ma anche con attività più muscolari che appunto permettono un grande afflusso di sangue in quelle zone dove ci sono i depositi.

Per approfondire: Le strategie per vincere la difficile battaglia contro il grasso corporeo

Quindi queste distinzioni, anche se non sono così nette e non possono essere una guida assoluta, sono utili per orientarci nelle strategie.

Ma la cosa più utile è non credere alle soluzioni miracolose.

Qualsiasi etichetta esse abbiano, rappresentano in genere una trappola.

Credi invece in te stesso, nel lavoro che puoi mettere a disposizione di questa tua volontà di cambiamento, abbi pazienza, perché come il corpo cambia lentamente in negativo ha bisogno di molto tempo per cambiare in positivo, ma in genere non servono teorie complesse, bastano poche cose fatte bene e portate avanti a lungo.

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