Le tue sconfitte possono diventare la ragione delle tue vittorie

Le tue sconfitte possono diventare la ragione delle tue vittorie

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Tutti noi siamo abituati ad attribuire alle persone di successo e a quelle che sembrano godersi la vita, delle proprietà speciali. Ci illudiamo che siano persone con doti sovrannaturali o con un'enorme dose di fortuna. In questo modo siamo pronti a giustificare nostri eventuali insuccessi.

Raramente ci viene da pensare che magari le persone felici sono solo quelle che hanno corso più rischi, sbagliato di più e usato i loro errori per diventare più sicuri, più efficaci e capaci. Si sono allenati attraverso gli errori che hanno commesso e per questo hanno osato di più.

È chiaro che non agire è il modo migliore per non commettere alcun errore ma è altrettanto evidente che questa strategia porta ad una vita vissuta a metà e a molte occasioni perse.

La mia esperienza con tante persone considerate top performers (astronauti, atleti, militari d'elite, piloti collaudatori) mi ha fatto capire che la dote principale di queste persone è proprio la capacità di apprendere anche dai propri errori e di costruirsi in questo modo una struttura interiore più solida e resistente.

Molto spesso la paura di sbagliare è il freno principale all'azione e chi raggiunge livelli elevati di prestazione, allenandosi a sbagliare spesso, arriva a non aver alcuna remora ad agire. Questo li rende più reattivi e capaci di adattarsi alle varie situazioni della vita e a coglierne più prontamente le opportunità.

Ma come si fa a diventare capaci di apprendere dagli errori? Quali sono le variabili su cui agire per evitare che gli errori o la paura di sbagliare si trasformino in delle zavorre che ci tengono fermi, incollati al terreno?

Nei miei percorsi di coaching identifico almeno 5 leve su cui agire:


1. Eliminare la paura del rifiuto

Abbandono e rifiuto sono evenienze di cui abbiamo una paura profonda, indotta dalla nostra storia evolutiva. Essere abbandonato dai membri della nostra tribù significava morire rapidamente. Per questo l'idea ci terrorizza.

Nel mondo moderno però le cose sono molto diverse. Prima di tutto perché nessun rifiuto comporta un pericolo di vita e poi perché difficilmente commettere degli errori porta ad un abbandono generalizzato.

Occorre invece addestrarsi a superare questa paura e come sempre l'unica cosa veramente utile è affrontarla. Esporsi a dei rifiuti fa comprendere rapidamente che non succede nulla. La vita va avanti.

Prova ad invitare a cena molta gente, a chiedere loro di uscire, a metterti in gioco e ogni volta che ti sentirai abbattuto perché ti hanno detto no, sarai un passo più vicino al liberarti dalla paura del rifiuto.

2. Pensare che tutti commettono errori

Leggi libri di storia, studia le vite di chi ha contribuito in modo deciso alla nostra civiltà e ti accorgerai che tutti, condottieri, artisti, politici, soldati, esploratori, hanno commesso molti errori. Gli unici che non sbagliano sono quelli che scelgono di non agire. In genere questi non rimangono nella storia.

3. Analizzare l'errore con distacco per non ripeterlo

Se vivi l'errore commesso solo sul piano emotivo difficilmente sarai in grado di comprenderlo e analizzarlo. Distaccatene e valutalo come se lo avesse commesso un'altra persona, magari uno a cui vuoi bene. Solo così sarai veramente obiettivo e metterai a tacere il tuo giudice interiore.

4. Cercare rapidamente di ripetere la situazione ma non l’errore

Il modo migliore per uscire da un errore è quello di ritrovarsi nella stessa condizione, ma di non sbagliare più. Questo è il motivo per cui nell'addestramento di militari, astronauti e atleti si ripete lo stesso gesto un numero enorme di volte e in particolare dopo un errore si riporta il prima possibile il soggetto nella situazione fino a quando non la gestisce in maniera corretta. Questo aiuta a metabolizzare l'accaduto e a superarlo. Da qui si rafforza l’autostima.

5. Non generalizzare il proprio auto-giudizio

"Sono un cretino" è un tipico modo con cui molti di noi parlano a se stessi riferendosi ad un errore commesso. Questo è un autodialogo deleterio per l'autostima e la sicurezza in sé. Davanti ad un errore non estendere mai il giudizio alla persona (sia che questa sia tu o qualcun altro). Valuta semplicemente l'accaduto e non chi ha commesso l'errore in modo tale da non ridurre la sicurezza necessaria per superare il problema.

I bambini piccoli hanno un'enorme capacità di apprendimento e imparano moltissimo proprio dagli errori. Questo meccanismo funziona molto bene fino a quando noi adulti non iniziamo ad irrigidirci nei loro confronti e a giudicare ciò che il bambino fa.

A quel punto subentra la paura di sbagliare, di ricevere critiche o rimproveri e di dare un dispiacere ai genitori. Così il bambino cambia progressivamente, anche per colpa del modello educativo scolastico, la propria gestione degli errori e del recupero da essi. In questo modo si stimola la mediocrità invece dell'eccellenza e la nostra società è il risultato di questo approccio.

Non possiamo cambiare tutto, ma sicuramente possiamo migliorare la nostra personale modalità di gestire gli errori nostri e di quelli che ci stanno attorno.

Chi non ha mai perso non si è mai davvero messo alla prova perché non ha mai provato il gusto amaro della sconfitta.

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