Combattere lo stress da ipervigilanza

Combattere lo stress da ipervigilanza

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Con il termine ipervigilanza si definisce uno stato di tensione e stress cronico indotto da una percezione consapevole o meno di pericolo.

Cosa è l’ipervigilanza e chi riguarda.

Si tratta di un fenomeno di per sé fisiologico attraverso il quale mente e corpo si preparano ad affrontare una situazione rischiosa con il combattimento o la fuga.

Come per altri aspetti della funzionalità del nostro organismo, anche per l’ipervigilanza si tratta di un meccanismo antico messo a punto dall'evoluzione per proteggerci dai pericoli di tipo fisico. Nel corso della civilizzazione, che è avvenuta in tempo molto brevi sul piano evolutivo, il meccanismo non si è modificato ma gli stimoli ambientali sono del tutto diversi.

Oggi non siamo più circondati da animali pronti a mangiarci, ossia da pericoli reali, tangibili e ben identificabili ma siamo invece sollecitati da innumerevoli minacce subdole e difficili da valutare: il traffico, la folla, i colleghi al lavoro, le incertezze sul futuro, le notizie tragiche al telegiornale sono alcuni esempi di stimoli che ci fanno entrare in ipervigilanza pur non rappresentando delle vere e proprie minacce.

La risposta da stress indotta dall’ipervigilanza attiva meccanismi che sono utili nel caso di pericoli fisici ma che diventano ridondanti e dannosi nel mondo di oggi: l’aumento della pressione arteriosa, del battito cardiaco, della produzione di cortisolo e della glicemia sono esempi di risposte metaboliche perfette nel caso, di tanto in tanto, sia necessario combattere o scappare ma dannose se invece vengono sollecitate in modo cronico e non utilizzate sul piano comportamentale.

Se infatti l’unica risposta possibile all'aggressione verbale del tuo capo è quella di calmarti e lasciar perdere, l’intera messa in attività del tuo corpo non è solo inutile ma perfino dannosa sia sul piano organico che su quello comportamentale perché farai tanta più fatica a riprendere il controllo tanto più attivo è il tuo organismo.

Lo stato di ipervigilanza si ripercuote sulla nostra salute rendendo croniche alcune condizioni come l’ipertensione e le altre menzionate sopra e peggiorando la qualità della nostra vita perché incide negativamente anche sul tono dell’umore. L’ansia è strettamente collegata all’ipervigilanza e nel tempo queste condizioni possono poi indurre uno stato depressivo.

Ipervigilanza notturna

Il sonno rappresenta un periodo di totale incoscienza in cui siamo completamente vulnerabili. Per questo in natura gli animali, uomo compreso, cercano rifugi per dormire sentendosi sicuri.

L’ipervigilanza in un certo senso impedisce di entrare nella condizione emotiva necessaria per addormentarsi. Si rimane appunto ipervigili, con una spiccata tendenza a sviluppare pensieri negativi e ansia e questo rende impossibile il sonno.

A sua volta l’insonnia cronica accentua l’ansia e l’ipervigilanza dando vita ad un vero e proprio virtuoso da cui è difficile uscire. La stanchezza cronica porta poi alla necessità di cercare compensi nel cibo, nell’alcol o nel fumo creando ulteriori danni al corpo e alla mente.

Il disturbo post traumatico da stress

Un esempio di ipervigilanza è il disturbo post traumatico da stress. Il termine definisce l’insieme di disagi e sofferenze psichiche che derivano dall’esposizione ad un evento traumatico, catastrofico o violento. Si tratta di un disturbo studiato inizialmente nei militari in particolare nei soldati americani rientrati in patria dopo la guerra del Vietnam ma si può manifestare anche in situazioni meno estremo.

Questa condizione non caratterizza ovviamente tutte le persone che subiscono un evento traumatico ma forse quelle predisposte da qualche fragilità emotiva di partenza. La prevalenza del disturbo post traumatico da stress  è di circa il 7% nella popolazione generale, un numero comunque molto significativo.

Il disturbo, oltre a produrre uno stato di ipervigilanza e sofferenza psichica, si associa ad insonnia, ansia, incubi, dipendenza da farmaci, droghe e alcol e una condizione generale di evitamento di tutte le circostanze che ricordano in qualche modo il trauma.

Stress e disturbi psicosomatici

Le condizioni di stress cronico finiscono con il tempo con il generare sintomi fisici piuttosto evidenti.

  • Ipertensione
  • Dolori muscolari
  • Tachicardia e palpitazioni
  • Bruciore di stomaco
  • Gonfiore addominale
  • Insonnia

Sono esempi di condizioni di disagio che trovano la loro origine nell’ipervigilanza. A volte la persona presenta i sintomi ma non riesce a collegarli direttamente con uno stato di tensione perché gli è talmente familiare che non lo interpreta come un problema. Molte persone infatti crescono nell’ipervigilanza trasmessa dai genitori e si assestano su questa modalità di vita. Ma non dobbiamo per forza accettare di rimanere sotto stress e in ipervigilanza.

Leggi anche: Ansia e stress: i sintomi da non sottovalutare, differenze e rimedi.

Quali sono i rimedi e come avere la mente libera

Avere la mente libera, sentirsi meno sotto pressione e non vivere nell’ansia per il futuro è possibile se si interviene sui meccanismi che generano questi stati. L’errore principale è quello di dare per scontato che la vita di oggi porti per forza ad essere stressati. In realtà non è detto che sia così e il nostro stato d’animo dipende fondamentalmente dalle nostre scelte quotidiane.

Esistono molte tecniche di rilassamento utili per ridurre l’ipervigilanza. Il training autogeno per esempio o il rilassamento muscolare progressivo, oppure la meditazione nelle sue varie forme. Fondamentalmente si tratta di ritagliarsi uno spazio giornaliero di pace e di contatto con se stessi e di coltivarlo nel tempo.

Questi momenti rappresentano un’occasione di distacco e recupero che con la pratica influenzano la nostra condizione psicoemotiva e i nostri comportamenti in modo profondo e permanente.

Anche alcuni rimedi erboristici possono essere utili come per esempio le piante adattogeniche. Si tratta di erbe capaci di potenziare la nostra risposta agli agenti stressanti e di indurre calma. Tra queste la whitania, la rodiola rosea e il ginseng.

Infine, tra i tanti benefici dell’attività fisica, c’è anche quello che permette di scaricare la tensione e di liberare la mente.

Il mio consiglio pratico è di cominciare con la meditazione, è una potente pratica anti stress che, se fatta bene, può portarti a ulteriori benefici.

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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