"Ho provato mille volte a fare sport, ma sono proprio pigra"; "Vorrei tanto imparare una nuova lingua, ma non ho la costanza"; "Voglio perdere peso, ma ho poca forza di volontà e non riesco a resistere alle tentazioni". Quante volte abbiamo sentito o pronunciato noi stessi frasi di questo tipo?
Ognuno di noi ha qualche sogno nel cassetto, ma siamo esseri contraddittori e, spesso, siamo noi stessi i primi sabotatori del nostro percorso. Infatti pigrizia, mancanza di costanza e scarsa forza di volontà non sono altro che giudizi che diamo a noi stessi e che finiscono con il condizionare ogni nostra azione.
Si inizia da piccoli grazie a qualche frase detta a caso da genitori ed amici.
Le parole entrano prima nel cuore e ci feriscono e poi penetrano nel cervello fino a quando non ci convinciamo che rappresentino la verità.
Sei disordinato, sei pigro, sei timido, sei aggressivo, sei, sei, sei.
A forza di sentirlo e di percepirlo come un giudizio non contestualizzato, ma al contrario generalizzato sulla nostra persona, diventa parte di noi.
Sarebbe meglio sempre specificare in cosa uno è stato disordinato o pigro in modo tale da non renderlo un giudizio universale, ma nessuno di noi è perfetto, nemmeno chi ci educa.
Così, una volta che ci hanno appioppato addosso un'etichetta, è dura togliersela.
Ogni minimo errore viene attribuito a quella caratteristica e così invece di imparare a migliorare, finiamo con l'imparare a giustificarci. Si entra in un circolo vizioso: siccome ci hanno detto che siamo pigri, ci comportiamo da pigri. Siccome ci hanno convinto che non abbiamo forza di volontà, finiamo col non averne.
Ci sentiamo giustificati ad aderire ad un'immagine di noi che crediamo veritiera.
Tutto ciò si fonda però su un'interpretazione del tutto errata dei meccanismi di formazione di abitudini e carattere.
Non è infatti il carattere a formare le abitudini, ma sono le abitudini a dare vita al carattere.
Del resto per quale motivo dovrebbe esserci fin dalla più tenera età un programma comportamentale innato e per di più disfunzionale come la pigrizia o la mancanza di forza di volontà? Non avrebbe senso.
Sono invece le prime esposizioni al mondo esterno, ai giudizi e ai comportamenti altrui a plasmare le nostre capacità di risposta. Non a caso spesso proprio quei genitori che più accusano i figli sono quelli che per primi hanno comportamenti poco efficaci.
Poi, con il tempo, quando permetti ad un certo comportamento di attuarsi con costanza, finisce con il diventare un'abitudine e quindi con il definirti. La pigrizia non è quindi un'indole, un tratto della personalità, ma la conseguenza di aver allenato l'abitudine alla pigrizia.
Allena qualcos'altro per un tempo sufficiente e darai vita a comportamenti del tutto differenti. Vincere la pigrizia richiede impegno.
È necessario compiere alcuni passi in una nuova direzione:
Ognuno di noi può migliorare ed imparare a raggiungere gli obiettivi che si prefissa. Si tratta in primo luogo di mettere da parte i giudizi generali e limitanti che ci diamo e che spesso lasciamo che gli altri ci diano.
Il percorso di cambiamento delle abitudini non è un mistero o qualcosa di magico o che dipende dalla fortuna. Si tratta di un adattamento del sistema nervoso permesso da un meccanismo noto come neuroplasticità. Ognuno di noi lo possiede e può imparare a sfruttarlo al meglio .
Impara a superare la pigrizia una volta per tutte e a vivere pieno di energia e voglia di fare, fallo.
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AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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