Oggi sono moltissime le persone che vivono relazioni a distanza con il proprio partner. La pandemia ha moltiplicato le distanze e l'isolamento, rendendo complicato gestire la relazione a causa dei divieti di spostamenti.
Intendiamoci, in una relazione a distanza le coppie sono abituate a vedersi meno del normale, proprio a causa della distanza, ma sapere di non poterlo fare acuisce probabilmente il dispiacere.
In un mondo come il nostro, il proliferare delle relazioni a distanza si deve a due fattori.
1) Le distanze virtuali non esistono. La facilità di comunicazione con persone fisicamente distanti rende semplice stabilire dei rapporti sulla base di una semplice frequentazione online.
2) Si soffre di più la solitudine rispetto ai tempi passati proprio perché c'è più disgregazione dovuta alla facilità di muoversi. Fino agli anni Cinquanta era molto raro uscire dalla propria città. Il turismo era stagionale e riguardava una migrazione di massa verso le località balneari. I film del boom economico parlano di relazioni a distanza che, in pratica, si concretizzano al mare.
L'alternativa era l'emigrazione verso paesi più ricchi in Nord Europa, oltreoceano, oppure da sud a nord in Italia. L'estrema mobilità odierna data anche dalla frammentazione del mondo del lavoro, favorisce la rottura degli schemi familiari, ed è quindi facile anche solo pensare di conoscere una persona lontana e chissà... fare nascere qualcosa. Lasciare il "borgo natio" non è più considerato un'eccezione.
Gestire una relazione a distanza non è semplice comunque. La voglia di frequentarsi fisicamente prevale ed è difficile conciliare esperienza lavorative e personali con la vita di coppia.
Nei siti internet e nelle riviste di settore, spesso si pone l'accento sul fatto che la distanza aiuta a tenere insieme la relazione, ma non è una buona prospettiva. Prima o poi, una relazione che funziona porta alla convivenza. E con questa aumentano intimità, complicità, cura verso il partner.
Un punto quindi da non sottovalutare è che la relazione, se vissuta a ritmi di incontro piuttosto blandi, è come inserita sotto una campana di vetro.
Tutto è smussato. Immagina un litigio via WhatsApp o via Zoom. Non può avere la stessa carica esplosiva di un litigio partecipato e vissuto faccia a faccia, quando non si controllano le parole, le espressioni del viso e la postura dicono molto di più.
Tutto passa come sempre, ma dal vivo, fatalmente, è più facile comprendersi e chiedere scusa. Online tutto è legato a cosa si è scritto o detto, magari a una emoji, che dal punto di vista dell'espressione delle emozioni, è come una specie di geroglifico. Richiede interpretazione, e quindi una discussione anche sull'interpretazione.
La nostra comunicazione è fatta solo in parte dalla parole e ciò può conferire una falsa sensazione di sicurezza.
La conseguenza è che il rapporto a distanza richiede motivazione e fiducia nella capacità della coppia di funzionare nella quotidianità, sperando che non sia la distanza a fare da propulsore per l'affetto.
Il primo è la fiducia: la mancanza di fiducia è l'anticamera dell'inferno. Senza fiducia ti ritrovi nella mania di controllo, nella gelosia, nel sospetto costante... dove sei stato? Perché non hai risposto? Perché hai messo like a quel tizio et cet et cet. Dall'affetto passiamo a una pantomima di uno stato di polizia.
Poi c'è il calore, cioè la manifestazione fisica dell'affetto. Se non si comunica a un livello intimo, anche con un tenero abbraccio, della relazione resta ben poco. Per questo nelle relazioni a distanza diventa fondamentale trovare un momento per stare insieme, perché la presenza del calore, dell'intimità, dà tutta un'altra dimensione al rapporto. E andando avanti è questo che si vuole. Perché con affetto arrivano anche la fiducia e la stima reciproca, il supporto e la complicità.
Al terzo punto metterei: l'idea di una prospettiva in comune. A meno di non essere giovanissimi, dopo un po' le relazioni tendono a fortificarsi intorno all'idea di costruire qualcosa insieme.
Una delle cose che si costruisce prima sono i ricordi. Cioè si fanno le cose insieme per avere momenti da trascorrere e di cui ricordarsi in futuro. Per cui la costruzione di un rapporto all'inizio passa per una cena fuori in un posto romantico, poi una passeggiata, una semplice visita a un museo, infine una vacanza. Normale che arrivi la convivenza dal momento che c'è piacere nello stare insieme.
Poi, nella convivenza la coppia si abitua e pian piano i partner trovano il modo di riservarsi degli spazi personali... è una somma di abitudini e gusti che si formano nel tempo e che servono a cementare ancora di più il rapporto.
Dopo un po' che si vive a distanza l'esigenza di una prospettiva si fa stringente. E bisogna capire se entrambi i partner, così lontani, vedano la stessa prospettiva. Ad esempio: lui è interessato alla convivenza? Lei accetterebbe di spostarsi e lasciare il lavoro? Lui vorrebbe sposarsi e avere figli? All'inizio della relazione sono elementi sfumati, presenti, ma sullo sfondo. Poi inevitabilmente arrivano sulla scena e occorre decidere.
C'è poi la complicità che consiste nell'avere delle basi comuni, che agli estranei della coppia appaiono stupidi o infantili, ma invece sono i segnali di una grande intesa: dei giochini, soprannomi, sguardi, nomignoli, scherzetti. È un modo tutto della coppia di dire agli altri: siamo io e lei, lui e me, voi non appartenete a questo nostro mondo. Se manca questo è chiaro che c'è un problema. A distanza non è semplice riservarsi questo pianeta proprio perché manca la frequentazione quotidiana che aumenta l'intesa. Ma si può costruire, ed è necessario che ci sia, altrimenti il rapporto a distanza diventa più amichevole che affettivo.
p>Infine l'autonomia, l'indipendenza. In una relazione a distanza, ma anche in quella tradizionale, l'autonomia è un sintomo di una grande autostima. Un individuo dovrebbe stare bene con sé stesso prima ancora di stare bene in coppia. Avere fiducia nei propri mezzi, non dipendere dal giudizio altrui e nemmeno cercare nel partner un appiglio emotivo per far fronte alle proprie incertezze o immaturità.
Non è necessario spogliarsi dei propri gusti e dei propri interessi. Questi invece sono un ottimo ingrediente per costruire nuova complicità, rafforzare l'intesa e la fiducia, abituandosi a vivere la distanza in sintonia, con serenità.
La scienza delle relazioni è giovane rispetto ad altre, ma negli ultimi decenni ha visto sempre più psicologi e neurobiologi affrontare questo campo di studi. Il succo di queste ricerche è che le connessioni umani sono in grado di generare delle connessioni neuronali. Perciò possiamo in qualche modo favorire le relazioni interpersonali facendoci aiutare dalle neurobiologia. È un campo di studi relativamente giovane, ma che sta riscuotendo parecchio successo.
È anche oggetto del mio corso Rafforza le tue Relazioni, che sposta sul piano pratico queste tendenze, per vivere meglio e superare i problemi nell'ambito di una relazione di coppia, un rapporto affettivo, di famiglia con i figli, con i colleghi di lavoro.
AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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