Diventare resiliente passando dal fallimento al successo

Diventare resiliente passando dal fallimento al successo

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Non c'è ombra di dubbio che il fallimento faccia parte della vita di ognuno di noi e vorrei immediatamente farti riflettere sul fatto che chi raggiunge più obiettivi, chi fa di più nella vita, quasi sempre è la persona che ha fallito più spesso. Chi ha successo e passa attraverso i fallimenti è un individuo resiliente.

E questo è un po' un paradosso perché in genere quando si osservano le vite delle persone di successo, si tende a osservare soltanto una componente che è quella della riuscita, e ci si dimentica quante volte queste persone si sono scontrate con un muro e si sono magari anche fatte male.

Michael Jordan, uno degli sportivi più famosi in assoluto, e senz'altro il migliore di sempre nel suo sport, ha centrato solo la metà dei suoi tiri. "Solo" è relativo in quanto era molto efficiente e sapeva quando prendere il tiro giusto. Ma si è migliorato anno dopo anno. Non è arrivato come un prodotto finito. Per dire che anche chi eccelle passa attraverso delle enormi fasi di crescita contrassegnate da pause, insuccessi, delusioni.

Tutto dipende da come reagisci, da come fai tuoi questi insuccessi, accetti i fallimenti e li fai diventare dei mattoni su cui costruire la tua crescita personale

La parola chiave da cui dipende tutto questo è resilienza, o meglio i livelli diversi di resilienza che le persone esprimono.

Cosa è la resilienza?

Resilienza significa la capacità di riprendere la forma originaria dopo che un evento la altera.

L'idea è assimilabile a quella di un materiale che tu puoi piegare ma che poi tende a ritornare alla posizione di prima, a differenza invece di un materiale privo di resilienza che pieghi e invece di tornare alla forma originaria, si spezza.

È un po' un'idea quasi meccanica no? In psicologia comunque riflette proprio la capacità di una persona di ricominciare interiorizzando i fallimenti.

La differenza enorme con le persone che, al contrario, negli anni non hanno sviluppato resilienza è l'aver affrontato dolori, insuccessi e fallimenti ma senza utilizzarli come materiale grezzo per costruire se stessi.

C'è un altro punto che vorrei sottoporre alla tua attenzione. Sono certo che se stai leggendo questo articolo sei ben disposto a migliorare, sviluppare resilienza, ricominciare facendo tesoro degli errori passati. Sei arrivato al punto di chiederti se le risposte non siano tutte dentro di te e che i fattori esterni, benché importanti, non rivestano tutto quel peso nella tua capacità di piegare gli eventi, assorbire i colpi, costruire una nuova realtà che ti proietta in una dimensione di persona di successo.

Ti direi subito che stai facendo molto bene. Ma c'è una ulteriore precisazione. Spesso si vive il successo altrui con malcelata invidia. Ho sentito tante persone dire che una persona che ce l'aveva fatta era stata solo fortunata "mentre a me è successo di tutto". La vita non è un percorso in rettilineo.

Come cammino si sviluppa in più direzioni, con svincoli e rotatorie che puoi decidere di prendere in un dato momento. E ci sono scorciatoie, inversioni di marcia, corsie di accelerazione, uscite. Insomma, l'unica cosa certa è che sei in movimento dove puoi arrivare dipende da te. Se ti fermi o torni indietro comunque dovrai riprendere il cammino perché c'è sempre il fattore Tempo, limitato, con il quale fare i conti.

Spesso però le persone che riescono lo fanno perché non si sono fermate, pensaci bene. Può davvero essere tutta fortuna, tutto allineamento delle circostanze favorevoli?

In ogni caso, quanto ti conviene ragionare così? Cosa guadagni in concreto per la tua persona se pensi che tutto quello che ottengono gli altri sia dovuto alla fortuna e tutto quello che non ottieni tu dipenda dalla sfortuna?

La cultura del vittimismo perpetuo ti fa rimanere nella condizione in cui sei, proprio perché continui a giustificare le tue mancanze. Le attribuisci a fattori esterni che in realtà contano solo per te e che per gli altri non hanno molto senso. Tanto è vero che il passo successivo è quello di cercare compassione, cioè richiedere attenzione dagli altri con lo scopo di ottenere conferme esterne circa l'esistenza di questi fattori.

In questo caso non stai analizzando attentamente quello che ti succede e - soprattutto - stai sminuendo fortemente te stesso.

Se sei il primo a non credere in te stesso, per quale motivo dovrebbero crederci gli altri? Se non convinci te stesso di essere una persona in grado di modificare la realtà, di raggiungere un determinato obiettivo, per quale motivo gli altri ti dovrebbero aiutare?

È per questo che dovresti praticare la resilienza, cioè l'arte di assorbire gli urti e riprendere la forma di prima, ma più rinforzata. Come se ogni colpo aggiungesse energia alla tua persona.

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Come fare allora per far crescere la tua resilienza e passare dai fallimenti al trasformarti in una persona di successo?

Il meccanismo più semplice è di tipo mentale.

Devi accettare il fallimento come uno dei possibili risultati che seguono un tentativo. Il tentativo è già qualcosa perché significa che stai agendo in positivo per cambiare la realtà. Il fallimento non è una caduta disgraziata dalla quale non ci si può più rialzare.

È invece una occasione per imparare. Il nostro cervello è molto pratico. Impara dagli errori, dall'allenamento, si modifica per ottenere risultati più rapidi e utili nel tempo. Quando hai compiuto un errore memorizza l'esperienza per essere sicuro che quando ricapiterà non ti comporterai allo stesso modo, ma opererai per il meglio.

In secondo luogo: non dipendere dal giudizio altrui. Se dipendi sempre dal giudizio altrui compirai azioni destinate solo ad ottenere il beneplacito delle altre persone. Persone che non possono incidere in nessuna maniera sulla tua vita.

Il giudizio degli altri poi conta sempre relativamente. Le persone si dimenticano delle cose molto più spesso di quanto immagini e in linea di massima tendono ad attribuire un'importanza diversa a cose che tu magari consideri indispensabili. Vale lo stesso anche per te.

Cerca invece di costruire la tua realtà attraverso il succedersi di azioni positive, che rappresentano un ricavo per te. Anche l'errore, il fallimento sono da considerarsi positivi quando li metti nel "conto esperienza".

La crescita personale passa anche per delle strettoie come detto.

Le persone resilienti adottano semplici strategie che in realtà portano enormi risultati

  1. Non si accontentano del primo tentativo. Riprovano. Questo aspetto è incredibilmente vero se osservi da vicino le storie delle persone che hanno raggiunto dei risultati, anche se potrebbe farti comodo pensare che abbiano avuto una fortuna sfacciata compresa quella di possedere un talento nel fare qualcosa, ma non è così.

    Il bravo pianista si è esercitato per ore fin da bambino. Il tennista più forte del mondo si allena e fa sacrifici importanti sul piano degli affetti, delle libertà, della nutrizione. Anche il manager che occupa posti di rilievo e ha uno stipendio alto probabilmente ha dovuto sgobbare sui libri quando era ragazzo. Non si è accontentato. Una cosa sorprendente è che difficilmente li sentirai dire: "non mi piace quello che faccio". Ci sono momenti no per tutti, ma senza passione per quello che si fa non si va molto avanti.

  2. Un'altra tecnica che usano le persone resilienti è quella di selezionare al meglio le azioni che svolgono e mantenere fede al proprio impegno. L'impegno implica una dedizione costante alla causa. Djokovic o Nadal non hanno smesso di allenarsi quando sono diventati incredibilmente forti. Continuano a farlo tutt'ora e insieme a Federer continuano a battere avversari molto più giovani e freschi che hanno come unica missione quella di superarli. L'impegno è costante perché comunque non si può sempre vincere, il fattore Tempo lavora contro tutti, compresi i migliori.

    Questo impegno si riflette nelle scelte quotidiane, nel fatto di privilegiare gli obiettivi da scegliere, nell'imporre un'agenda a se stessi e organizzarsi al meglio per far collimare impegni personali, apprendimento e vita sociale / relazionale. Ovviamente le scelte sono misurate in base a ciò che si vuole ottenere. La stabilità affettiva aiuta, un piano nutrizionale idem, così come allenarsi costantemente, avere persone di fiducia che ti circondano e dalle quali puoi imparare qualcosa.

  3. Fanno affidamento alle proprie risorse ma le aumentano nel tempo. Le persone resilienti sono persone con orizzonti illimitati, soprattutto nell'ambito della conoscenza. Non si accontentano di quello che sanno, ma vogliono imparare di più per cui oltre all'esperienza investono tempo e danaro nell'acquisizione di informazioni che gli saranno utili per migliorare alcuni aspetti.

    Una conseguenza decisiva di questo approccio è che si occupano di cose che possono cambiare direttamente, sulle quali hanno potere di incidere. Non perdono tempo a occuparsi di fattori esterni che non cambierebbero una virgola del loro destino immediato.

    È una grande differenza con il vittimista cronico o con chi non ha ancora imparato a costruire la resilienza.

  4. È ben predisposto ad ascoltare gli altri e tende sempre a risolvere i conflitti personali, cercando di non sprecare energie. Quindi ha più focus su relazioni stabili e durature, cerca di costruire rapporti sani, nei quali ci sia uno scambio non solo affettivo, ma anche di conoscenze.

  5. Infine ha una visione positiva del futuro che si riflette nella tendenza a esprimere gratitudine, esercitare il perdono, eliminare il pessimismo e tenere distanti le persone negative.

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Come passare dalla resilienza alla realizzazione

Per avere successo bisogna sviluppare la resilienza e questi sono i 5 punti importanti:

  1. Essere in grado di valutare l’adeguatezza degli obiettivi che ti eri dato.

    Questo è quasi un prerequisito, perché se ti eri dato degli obiettivi che erano totalmente fuori dalla tua portata per “x” motivi, allora avrai una sensazione di fallimento molto ridimensionata, perché sarebbe come se uno che non ha mai vinto nemmeno una gara ai campionati provinciali decidesse di andare a provare a fare una gara coi campioni del mondo o campioni olimpici.

    Arrivare ultimo non è un grande fallimento nel senso che l'obiettivo forse non era adeguato per te.  

  2. Impegnarsi a capire che cosa è accaduto e perché è accaduto. Si tende sempre a rimuovere l’insuccesso e proprio perché lo rimuoviamo in realtà non ne sfuggiamo mai, perché rimuovendolo non riusciamo a capirlo, non riusciamo a lavorarci su questi e rimangono lì come una energia negativa.

    Quindi il saper analizzare perché è accaduto qualcosa, che significato ha, che cosa è accaduto, quasi a guardare il fallimento negli occhi e studiarlo.

  3. Valutare che lezione emerge da questo fallimento. Una volta che ho capito che cos'è successo e perché, devo chiedermi cosa mi ha insegnato questo fallimento e cosa devo fare per la prossima volta. 

  4. Non identificarsi con la sconfitta, perché se tu cominci a identificarti con la sconfitta innanzitutto non sarai in grado di fare queste tappe di valutazione, e questo inizierà a influenzare il giudizio complessivo che dai su te stesso.

    La conseguenza è che invece di dire “ho sbagliato questa cosa perché...” comincerai a dire "sono sbagliato io" e questo fa una grande differenza in come affronterai le sfide successive.

  5. Non sentirsi soli. Il fallimento porta con sé una sensazione di solitudine, quasi come se fossi stato l'unico a fallire e a sbagliare.

    Condividere i propri fallimenti con onestà ti aprirà a una visione del mondo diversa, in cui ti renderai conto che tanti altri hanno fallito come hai fatto tu e si sono ripresi, quindi l'idea di isolarsi nel fallimento e considerarlo come una vergogna, qualcosa da non mostrare, non ti fa apprezzare quanto invece tutti sbagliamo e quando non ci sia nulla di strano nel sbagliare.

Voglio lasciarti come un ultimo pensiero: fallimento e sconfitta esistono solo se scegli che ci siano.

Se tu scegli che ogni cosa che fai è una sfida che può andare bene o male, ma che con ogni mossa che porti a termine hai la possibilità di crescere e di apprendere, ti assicuro che l'idea della sconfitta si allontanerà dalla tua mente e si aprirà la possibilità di ottenere dalla vita molto di più.

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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