È possibile perdonare chi ci ha ferito?

È possibile perdonare chi ci ha ferito?

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Perdona e dimentica. A parole suona bene, ma nella realtà dei fatti non è così semplice. Il perdono è sempre possibile e chi mi legge abitualmente sa che lo consiglio, fin dove è praticabile. Ma ci sono casi in cui anche la più forte capacità di perdono è messa a dura prova.

Nei rapporti più intensi, quelli d'amore, nei legami di sangue, nelle grandi amicizie possono capitare momenti di crisi e di distacco.

Anzi, la nostra vita sembra essere divisa in fasi. Ad ogni fase appartengono rapporti e amicizie: alcuni restano, altri vanno via. L'amica più importante del periodo scolastico scompare per decenni perché nel frattempo sono nate nuove amicizie.

Cosa voglio dirti con questo?

Che il tempo è un elemento livellante, che attenua i ricordi in modo generalizzato e fa dimenticare o perdonare dissidi e inimicizie. 

Nella vita quotidiana, esercitare il perdono nell'immediato è molto complicato. E questo per diversi motivi:

  • Il perdono ha un costo enorme a livello emozionale: il senso del tradimento sembra colpirci nel profondo. La rottura del patto di fiducia è così intensa che sembra non esserci rimedio alternativo al conflitto o alla rottura. Perdonare uno sgarbo grave, un'offesa, un tradimento è impensabile all'inizio.

    C'è troppa rabbia, ci sentiamo irritati, infastiditi e colpiti in un modo irreparabile, tanto che non si riesce a immaginare come poter perdonare, come poter continuare. Il perdono non fa appello a concetti razionali, logici, è una vera e propria questione di cuore.
  • Non è possibile dimenticare nell'immediato: come detto poco sopra, solo il tempo - parlo di anni - può lenire i dolori, far dimenticare, togliere spessore al senso di offesa, di ingiustizia, di sfiducia che proviamo nella persona che ci ha fatto del male.

    È possibile mettere da parte, soprassedere, ma a volte lo si fa nell'attesa di riparlarne. Spesso, nelle situazioni di crisi conclamate, si vive nell'attesa della prossima goccia che farà traboccare il vaso, al fine di dare un calcio a tutto e staccare.

    Questo atteggiamento è comprensibile, soprattutto nei rapporti più stretti. Ma dimenticare non è facile. È un processo interiore che richiede un'analisi oggettiva di sé, mentre in realtà all'inizio siamo totalmente concentrati sulla persona che ci ha ferito.
  • La ferita non viene mai da sola: quando veniamo colpiti in maniera così profonda dal valutare una rottura completa, agiamo all'interno di una tempesta emotiva.

    Proviamo rabbia, frustrazione, un senso di perdita e di sfiducia totale che la migliore risposta, nell'immediato, sembra quella di impartire una lezione, far leva sull'abbandono, esercitare una qualche forma di potere, in modo da riprendere il controllo della situazione.

    Nelle liti spesso rinfacciamo ogni più piccola cosa, fuoriescono dettagli del tutto trascurabili, che sembrano importanti quanto le clausole di un trattato di pace e invece, perlopiù, sono insignificanti.

Un recente studio psicologico ha dimostrato che le persone disposte a perdonare, sono quelle più disposte a dimenticare i dettagli, cioè quegli aspetti che rendono vivido e presente il ricordo di un'offesa.

Se al contrario non c'è disponibilità a perdonare, quei dettagli emergono di continuo, rafforzando il proposito di non farla passare liscia.

È ovvio che questo atteggiamento appare come un incredibile spreco di tempo e di energie.

Chi non perdona mai - forse perché troppo rigoroso o troppo suscettibile anche per piccole cose - finisce per vivere sempre nella rabbia, in una situazione di totale mancanza di controllo che non può che peggiorare.

Chi non perdona mai tende a vittimizzare la propria condizione, ad attribuire ad altri le colpe per ogni cosa, finendo per perdere di vista le cose più importanti: stare bene, circondarsi di persone positive, esercitare la gratitudine e l'altruismo.

Non è facile, nemmeno in questo mondo iper-connesso dove basta un'azione sbagliata sui social media per scatenare una guerra, ma è possibile. La prima condizione è che tu debba spostare il centro dei tuoi pensieri dalla persona che ti ha ferito a te stesso. In questo modo non avrai più a che fare con un bersaglio.

La tua disponibilità al perdono può aprirti nuove strade: può darti coraggio, autostima, un senso di felicità e gratitudine superiore a quanto mai provato.

Il perdono non è il fine, è il mezzo con il quale superi una situazione delicata e vai avanti.

Può diventare una pratica quotidiana, come la gratitudine, se riesci a lasciar correre situazioni fastidiose che potrebbero ingigantirsi se presti troppa attenzione o sei troppo rancoroso o vittimista. Rabbia, odio e invidia ti faranno star male. Anziché avere il tempo dalla tua parte, te lo ritroverai nemico, intrappolato da emozioni negative e sentimenti sbagliati.

Come perdonare se stessi

Un altro capitolo importante riguarda il perdonare se stessi. È il rovescio della medaglia di tante situazioni nelle quali ci si ritiene colpevoli, si vive nel rimpianto e nel rimorso, scandagliando il passato alla ricerca di occasioni perdute che non torneranno mai più. 

Prova a scrivere un diario, inizia a meditare, riporta te stesso al centro di tutto, rimetti in piedi la tua vita con questi passaggi:

  • Accetta che puoi vivere da qui in avanti, ma non puoi far nulla riguardo al passato (se non perdonare).
  • Impara dal passato: gli errori portano esperienza, è inutile accusarti di tutto.
  • Chiedi scusa agli altri o a te stesso se serve. 
  • Molla la presa, il passato è passato. Vivilo come parte integrante di te, come una fase della tua vita che ha contribuito a farti cambiare e a farti crescere.

Puoi evitare di trovarti in situazioni pesanti, che ti portano stress e ansia, coltivando al meglio i rapporti personali, le relazioni con le persone care con le quali vuoi vivere ed essere felice. 

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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