La prestazione sportiva: come migliorarla nel tempo

La prestazione sportiva: come migliorarla nel tempo

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Se mi segui con una certa costanza mi avrai sentito parlare spesso di alta prestazione.

Chiunque faccia sport seriamente desidera aumentare la propria prestazione. Lo sport, in particolare se agonistico, spinge l’essere umano oltre i propri limiti attraverso un sapiente utilizzo delle tecniche di allenamento più adatte per ogni specifico gesto atletico.  

Tuttavia quando pensiamo all’alta prestazione, siamo portati a vederla come il frutto di un talento innato che alcuni hanno e altri no.

La ricerca conferma che le cose sono molto diverse e che la prestazione è prima di tutto il risultato di un lungo processo di miglioramento personale fondato su una metodologia scientifica.  

L’epigenetica conferma che allenamento e nutrizione modulano l’espressione dei nostri geni e dunque danno vita ad una prestazione più o meno elevata.

La neuroplasticità evidenzia che il cervello si adatta in termini di anatomia e di funzioni agli stimoli che riceve e che può perfezionarsi fino ad incidere in maniera decisiva sulla prestazione sportiva.

Cosa vuol dire alta prestazione

Sul piano psicologico la prestazione massima emerge da uno stato di grande coerenza tra bisogni profondi, valori personali, comportamenti e i risultati che si ottengono come conseguenza di tutto questo.

Sul piano fisiologico la prestazione è la conseguenza del progressivo adattamento biochimico e metabolico allo sforzo. 

Ci sono alcuni fattori che contraddistinguono qualsiasi tipo di alta prestazione, 

  1. Un enorme livello di pratica che porta ad un alto grado di padronanza;
  2. Una qualche forma di piacere o di divertimento percepito nell'eseguire il compito;
  3. Uno stato mentale di profonda concentrazione e di isolamento, che rende lo scorrere del tempo quasi impercettibile.

Sul piano neurofisiologico l'alta prestazione coincide con una condizione detta di flow (letteralmente flusso) in cui una persona è totalmente e profondamente immersa in ciò che fa, si sente ricaricata, resa appunto quasi fluida, dalla fatica stessa affrontata.

Questo stato è molto simile, se non del tutto sovrapponibile, a quello che si ottiene con la meditazione ed è causato da uno specifico cambiamento delle onde cerebrali e da un fenomeno detto di ipofrontalità transitoria.

Si tratta di una temporanea disattivazione della corteccia pre-frontale, la zona del cervello responsabile della maggior parte delle funzioni cognitive, comprese quelle negative dell'auto-giudizio, dell'auto-sabotaggio, del dubbio e del rumore di fondo, delle nostre paure che fungono spesso da principali freni per la prestazione stessa.

Quanto conta il talento per migliorarsi

Come abbiamo accennato precedentemente, contrariamente a quello che si pensa, l’alta prestazione non è il prodotto del talento ma di una pratica deliberata ben gestita nel tempo.

La padronanza si ottiene con il perfezionamento progressivo di un gesto, la sua ripetizione deliberata, ossia voluta consapevolmente e permessa da un alto grado di concentrazione. 

Tuttavia, affinché il progressivo perfezionamento sia davvero in grado di portare ad una padronanza ottimale del gesto, sono necessari alcuni requisiti:

  1. Isolamento mentale —> Non è possibile ottenere un elevato grado di prestazione se la mente è bombardata da troppi stimoli in parallelo. Occorre trovare un modo per isolarsi e perdersi in quello che si sta facendo.
  2. Selezione operativa —> Conseguenza diretta del primo punto è la necessità di selezionare un singolo compito su cui addestrarsi. Quando i compiti sono complessi può essere utile imparare a spezzarli in varie sotto-componenti come fa un atleta che allena diverse funzioni separatamente.
  3. Piacere emotivo —> Il carburante che sostiene la prestazione massima è il piacere emotivo e non il sacrificio né tanto meno la forza di volontà che si esaurisce molto velocemente. È molto difficile ottenere una prestazione elevata in qualcosa che non ti piace davvero.

Ogni persona può arrivare all’alta prestazione nello specifico campo in cui sceglie di addestrarsi. Eppure moltissime persone viaggiano nel corso della loro vita a livelli di prestazioni molto modesti o molto bassi.

La prestazione però non è definita solo dai risultati: l'atleta che ha un'altissima prestazione non sempre vince, ma è felice se è riuscito a dare il massimo.

Quando al contrario accade che l'atleta perda, o magari perfino vinca, ma con la sensazione di non aver espresso al meglio il suo potenziale c'è sempre un po' di rammarico e di fastidio.

Da cosa dipende il successo sportivo

1. La resilienza

La resilienza è un concetto molto noto in psicologia che deriva dall'idea che una struttura fisica possa essere piegata, ma poi abbia la capacità di ritornare alla forma precedente.

Essere resiliente significa essere in grado di superare le cadute, di andare oltre alle sconfitte e di tollerare la fatica.

Chi raggiunge l’alta prestazione non commette meno errori degli avversari ma semplicemente recupera meglio dagli sbagli commessi. Infatti per raggiungere il top occorre avere il coraggio di sfidarsi e di andare oltre i propri limiti.

La resilienza permette la straordinaria esperienza di imparare sempre dai propri errori invece di essere terrorizzati dallo sbagliare.

2. La disciplina

Disciplina è una parola che ha la sua etimologia in comune con discepolo e significa sviluppare quelle caratteristiche che permettono un ottimo apprendimento.

Non è semplicemente il rigore e lo spremersi per ottenere di più. È qualcosa di molto più complesso e sottile. Significa mettersi nelle condizioni migliori, sul piano fisico ed emotivo, per continuare ad apprendere da ciò che si sta facendo.

Senza la disciplina, cioè senza quella capacità di ripetere le esperienze con una certa regolarità, la persona non è in grado di assorbire l’apprendimento, perché i gesti avvengono in modo sporadico e non strutturato.

Quindi la disciplina ha molto a che fare con l'apprendimento e l'alta prestazione ed è promossa da un desiderio profondo di continuare a crescere e imparare.

L'alta prestazione non si raggiunge coltivando l’idea di conquista a discapito degli altri, ma quella di crescita e di rapporto ottimale con sé stessi.

La alta prestazione non è una sfida con gli altri ma con se stessi per essere ogni giorno migliori del giorno precedente. 

Esiste però anche un grande rischio a cui sono esposti gli sportivi che cercano di migliorare la loro prestazione: quello di sottovalutare la necessità di recupero e le proprie capacità.

Nell'alta prestazione è tanto importante saper spingere fino in fondo l'acceleratore, quanto saper spegnere completamente il motore quando è necessario.

Si tratta di un'alternanza di ritmi perché, se veramente sei in alta prestazione, sei in alta intensità e inevitabilmente non puoi tenere quella condizione in maniera protratta nel tempo.

La fase di riposo e di recupero conta quanto quella dell'allenamento.

Chiunque sappia lavorare bene in alta prestazione sa che deve staccare la spina, che deve fare delle pause e che ci sono delle giornate in cui non deve proprio fare assolutamente nulla, cosa che nella società di oggi tendiamo a dimenticarci.

Fare di più non è sempre meglio!

Se vuoi capire come costruire un percorso di miglioramento della tua prestazione su base scientifica, evitando errori grossolani e imprecisioni, ti consiglio il mio corso Costruisci il tuo corpo!

Voglio migliorare!

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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