Limitare l’intervento nutrizionale a un’indicazione generica si rivela inutile e a volte perfino dannoso.
Nel diabete di tipo 2 l'aumento della glicemia dipende dal fatto che le cellule non riconoscono più l'insulina, l'ormone necessario per fare entrare lo zucchero nella cellula dove viene usato per produrre energia. A volte il meccanismo si inceppa soprattutto nei soggetti in sovrappeso dove il grasso rappresenta una quantità enorme di energia depositata. Ogni chilo di troppo in termini energetici vale ben 7000 kilocalorie! Le cellule, rifiutando l'insulina e non permettendo allo zucchero di entrare, ci dicono che di energia ce n'è fin troppa. Così lo zucchero che rimane nel sangue stimola il pancreas a produrre altra insulina che a sua volta favorisce l'aumento di peso. Insomma un vero e proprio circolo vizioso che colpisce un numero sempre più elevato di persone.
Gianna ha 53 anni , è in sovrappeso e ha un diabete di tipo 2 per il quale le è stato prescritto un farmaco e la generica indicazione alimentare di “eliminare gli zuccheri”. Lei non mangia più zucchero da tavola, dolci e frutta, e assume il farmaco regolarmente, ma la glicemia fatica a rientrare nella norma. Perché?
“Eliminare gli zuccheri” è un’indicazione troppo vaga: elimina certamente un problema, ma non garantisce che l’alimentazione che ne deriva sia equilibrata in generale e adeguata al caso specifico.
La presenza di grassi industriali, l’eccesso di carni grasse e di formaggi, il consumo di alcol, l'eccessivo uso di cereali raffinati e la scarsa assunzione di verdure per esempio, sono fattori che possono condizionare il livello di zuccheri nel sangue e il funzionamento dell'insulina ma che nel caso di Gianna non erano stati presi in considerazione per nulla.
Inoltre “eliminare gli zuccheri” non assicura necessariamente una perdita di peso - condizione necessaria per ripristinare un'interazione corretta tra cellule e insulina - e può portare alla demonizzazione di un alimento prezioso e ricco di fibra e micronutrienti come la frutta che, se ben gestito, non interferisce affatto con la normalizzazione della glicemia.
Limitare l’intervento nutrizionale a un’indicazione generica si rivela inutile e a volte perfino dannoso. Impostare un’alimentazione adeguata al caso specifico, facendola comprendere nel dettaglio all'interessato, e associarla ad un programma di attività motoria può invece aiutare in modo significativo la terapia farmacologica a riportare i valori di glicemia alla normalità e, nei casi più lievi, a rendere perfino superfluo il ricorso ai farmaci.
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