Si può smettere di essere infelici?

Si può smettere di essere infelici?

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Nelle interazioni che svolgo, nel mio lavoro di coach, ma anche nella pregressa esperienza medica, il tema dell’infelicità è sempre stato ricorrente.

Come mai? Secondo me dipende da vari motivi.

Il primo è che questo stato di infelicità deriva proprio dalla consapevolezza di essere tristi o di non godersi a pieno la vita. L’infelicità si autoalimenta. Per questo ha un grado più elevato della tristezza che può essere associata a un periodo momentaneo, a una giornata, a un momento specifico indotto da un evento o una situazione.

Si è tristi per qualcosa, si è infelici per come vanno le cose.

La differenza che c’è tra infelicità e tristezza è la stessa che passa tra una palude e una pozzanghera.

Lo scroscio di pioggia può generare dei rigagnoli e formare delle pozzanghere, che scompaiono quando ritorna il sole. La palude è sempre lì presente, che cresce di livello e si abbassa a seconda dei momenti, ma non scompare.

Questa è più o meno la sensazione che dà il senso di infelicità costante.

Come fare a uscire dalla palude? Come bonificare il tuo stato d'animo per far sì che tu riesca a gestire i normali momenti di tristezza?

Esiste una forma di infelicità costante che qualunque cosa accada non viene mai eliminata?

Infelicità e depressione sono collegate, ma non sempre...

Gli studi sulla depressione sono molto avanzati. I farmaci antidepressivi agiscono sui neurotrasmettitori perché l’umore è condizionato da questi fattori chimici, per cui sono studiati proprio per modulare il rilascio di dopamina, serotonina e noradrenalina.

Ma infelicità e depressione sono due cose diverse. La depressione è clinicamente accertata e prevede un quadro terapeutico ben rodato, a base di farmaci conosciuti e/o psicoterapia, che possono durare anni per evitare delle ricadute.

Certo la depressione influisce molto sull’umore e può comportare un costante segno di frustrazione, insoddisfazione e tristezza, ma è una malattia.

Mentre l’infelicità viene vista come una condizione che non ha bisogno di un approccio terapeutico di tipo medico. È più un sentire che può anche essere associato alla depressione, ma non per forza.

La depressione conclamata in genere è accompagnata oltre che dalla tristezza, dalla compresenza di sintomi come:

  • Sbalzi di umore, alternanza di stati d’animo divergenti tra loro anche nel brevissimo periodo.
  • Difficoltà a dormire e riposarsi.
  • Mancanza di forze e di energie anche mentali.
  • Fluttuazioni nel peso e nel senso dell’appetito.
  • Perdita di interesse nelle normali attività quotidiane.
  • Sensazione di nebbia in testa e scarsa capacità di concentrazione
  • Aumento dei sensi di colpa.
  • Pensieri maniacali o suicidi (manie di persecuzione, vittimismo accentuato).
  • Ansia e attacchi di panico.
  • Dolori fisici, emicranie, dolori alla schiena, alla zona lombare, alle articolazioni, allo stomaco.
  • Variazioni nella morfologia del viso indotte dalla ritenzione idrica, dall’uso dei farmaci, dai cambiamenti ormonali.
  • Rabbia e frustrazione, irritabilità. La personalità si modifica nel tempo per effetto delle abitudini adottate nel periodo.

Infelicità come il risultato del rapporto con gli altri

Viviamo in un’epoca strana... che pubblicizza dei modelli di felicità che però non rappresentano la vera felicità, i social media sono un paradigma di questo tipo di comunicazione che sembra favorire la bassa autostima.

Per cui anche i modelli di comparazione della felicità sono totalmente sballati, si ha la tendenza ad associarla al possesso di beni materiali, a un'immagine vincente di sé sui social media che nella maggior parte dei casi è fittizia, oserei dire "stracciona".

Osservando questi modelli di successo e di felicità, gli individui sono spesso portati a confondere la causa con l'effetto (pensano che la vita ostentata sui social media dipenda da quello che alcune persone possiedono e non invece da quello che sentono).

Lo dimostrano anche i casi di persone ricche, belle e famose che in teoria sarebbero padrone del mondo, e invece si suicidano, si rovinano, hanno relazioni disastrose, non riescono a parlare con i loro figli, buttano un patrimonio in battaglie legali… insomma, vivono una vita profondamente infelice proprio perché scoprono che ricchezza materiale e accumulo sono solo un contorno.

E per la verità, leggendo tra le cronache, questi problemi ci sono anche tra le star del web.

Tornando alla vita reale...

I tratti dell’infelicità che ho appurato nelle persone che ho incontrato, anche ai miei eventi, e che possono variare da un senso di frustrazione periodica a una costante insoddisfazione, sono questi... vediamo se ti riconosci in qualcuno di essi:

  • Avverti un costante senso di inadeguatezza rispetto alle persone che conosci, ai compiti che hai da svolgere, alle tue mansioni quotidiane;
  • L’inadeguatezza ti porta a considerare la tua vita come miserabile, incompleta, come se avvertissi un profondo senso di vuoto che provi a colmare con illusioni materialistiche;
  • Senti di non fare alcuna differenza; esserci o non esserci cambia poco, anche se nessuno è indispensabile e non si dovrebbe considerare la propria presenza da un punto di vista deterministico ("oddio che succede se non faccio questo...");
  • Senti di non dare alcun contributo in una storia d’amore, in un rapporto lavorativo. O se il contributo c’è pensi che venga ignorato o calpestato.
  • Ti senti vittima delle circostanze;
  • Fai sogni ad occhi aperti su come potrebbe essere la tua vita se le circostanze fossero in tuo favore, ma non fai mai nulla per cambiare il corso degli eventi;
  • Nonostante non sia mai stato rilevante fin a quel momento, quando ti guardi allo specchio trovi dei cambiamenti che non ti piacciono;
  • Fai fatica a dare amore, ma anche a riceverne.
  • Non ti prendi molto cura di te stesso, ma contemporaneamente aumenta il risentimento verso gli altri;
  • Incominci a cercare le cause della tua tristezza su Google, ma non ne parli con le persone che potrebbero davvero influire positivamente sul tuo stato d’animo;
  • Pensi che la situazione attuale sia in qualche modo irrimediabile, quando in realtà basta un piccolo gesto per stare meglio;
  • Ricorri di frequente a quelle che definisco come formule escapiste o vie di fuga che ti danno un temporaneo sollievo, ma che non incidono concretamente sui tuoi livelli di felicità: il cibo spazzatura che fa leva sullo stimolo della ricompensa immediata e genera dipendenza; le serie tv e i videogame, la navigazione sul web in special modo l’uso dei social media; alcol e droghe, il lavoro fino a tarda notte.
  • Non ti senti apprezzato.
  • Cerchi approvazione e conferme costanti al di fuori;
  • Hai paura dei cambiamenti e pensi che le conseguenze siano troppo pesanti da gestire.

L'infelicità è riferibile quasi sempre ai rapporti personali, quelli di coppia o quelli con i figli e le persone più care. 

Inoltre, ci sono persone che non sanno di essere infelici perché decidono inconsciamente di non voler accettare le conseguenze della felicità.

Altre che lo sono da così lungo tempo da non riuscire più ad apprezzare la vera felicità.

Persone che…

  • Hanno dei comportamenti elusivi, non sono aperte, si costruiscono una routine chiusa che non prevede alcuna sorta di opzione o di sorpresa.
  • Si richiudono in sé stesse anche per come si vestono, come camminano, come si esprimono.
  • Si nascondono dietro formule conservative o identitarie per non rivelare a sé stesse il loro livello di infelicità (“io sono fatto così”).
  • Perdono troppo tempo sui social media;
  • Hanno la tendenza a non prendersi cura di sé stesse e dell’ambiente in cui operano;
  • Categorizzano tutto e non accettano incertezze. Comunicano utilizzando parole che denotano immutabilità (“mai”, “ancora”, “al solito”, “come sempre”).
  • Una forma di rabbia repressa, latente, che sfocia spesso tra le quattro pareti di casa, in solitario, anziché piangere e liberarsi con una persona;
  • Non hanno interessi reali, non coltivano hobby.
  • Sorridono, ma utilizzando il sorriso come una maschera;
  • Evitano il contatto visivo e non guardano negli occhi mentre parlano, per paura di rivelare qualcosa;
  • Non si impegnano nelle cose che fanno;
  • Non affrontano mai vere discussioni sulla loro vita;
  • Non pongono quella tipologia di domande che potrebbero metterli in difficoltà;
  • Vivono una vita segreta.

Come uscire dall'infelicità?

Non esistono formule magiche né esortazioni di sorta del tipo "prova a vedere il bicchiere mezzo pieno". Come ripeto spesso devi costruire l'abitudine della felicità: un'attitudine che coltiviamo nei nostri corsi di crescita personale

E come puoi fare? Inizia dalla tua giornata ideale che poi dovrebbe essere la tua giornata tipo. La tua giornata è la tua vita in miniatura: parte alla grande e all'ora di andare a letto devi avvertire un profondo senso di soddisfazione. 

Una grande giornata ripetuta per x volte genera abitudine alla felicità e pone le basi per un'esistenza felice.

Se pensi che non sia facile, inizia dalle piccole svolte, dotati di rituali che possono influire positivamente sui tuoi livelli di energia e sul tuo stato d'animo. Noterai dei miglioramenti dopo pochi giorni.

Per aiutarti a costruirli, scaricati "il manuale della giornata ideale", è gratuito e può davvero servirti.

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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