Carb craving e dipendenza da carboidrati, i rimedi

Carb craving e dipendenza da carboidrati, i rimedi

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Ti capita di avere una fame irresistibile, un desiderio morboso di dolci, pane, pizza o pasta? Hai spesso cali di energia, mancanza di concentrazione, sbalzi di umore non giustificati?

Gli americani direbbero che sei carb addicted, ossia dipendente dai carboidrati.

Ma cosa vuol dire questo termine? Ultimamente se ne parla molto, ma è una vera dipendenza? A che conseguenze porta?

Andiamo per ordine e valutiamo alcuni aspetti che stanno alla base del problema:

1. Alterazioni qualitative

Anche se oggi mangiamo principalmente per appagarci emotivamente, lo scopo del nutrimento è quello di dare alle cellule del nostro corpo energia e sostanze indispensabili per le loro funzioni.

In estrema sintesi ogni volta che mangiamo qualcosa la quantità di zucchero nel sangue aumenta e il pancreas produce insulina, un ormone chiave che permette alle cellule di assorbire energia.

Nel mondo antico questo meccanismo era sollecitato poco e delicatamente. Il cibo era scarso, il lavoro fisico elevato e gli alimenti disponibili erano genuini e non raffinati.

La loro capacità di far aumentare la glicemia era piuttosto limitata. Oggi siamo circondati invece da cibi raffinati e quindi privi di fibra, ricchi di zuccheri e capaci quindi di sollecitare la produzione di insulina in maniera del tutto anomala.

Questo altera sul piano qualitativo la nostra risposta metabolica. In altre parole il nostro metabolismo non è in grado di tollerare stimolazioni così violente e quindi perde le sue naturali doti di auto-regolazione.

Il pancreas inizia a produrre quantità eccessive di insulina e aumentano le chance che questa insulina diventi sempre meno efficace dando vita ad un circolo vizioso che si chiama insulino-resistenza e che è il preambolo del diabete.

Questo meccanismo alterato inoltre stimola eccessivamente l'appetito e contribuisce a peggiorare la nostra prestazione fisica e mentale.

Leggi anche: Carboidrati buoni e carboidrati cattivi: quali sono le differenze?

2. Alterazioni quantitative

L'altro aspetto da tenere presente è quello che altera la componente quantitativa del nostro metabolismo facendoci ricercare in maniera morbosa cibi ricchi di zuccheri.

Come mai questo accade? Ogni volta che mangiamo stiamo appagando un bisogno primario. Sul piano cerebrale questo comporta un rilascio di dopamina che ci dà una sensazione di piacere. In certi casi di parla di carb craving, cioè di ricerca smodata di carboidrati (zuccheri) da mangiare a causa dell'astinenza dovuta a una dieta o a una rinuncia temporanea o volontaria.

Evolutivamente questo meccanismo fa si che comportamenti utili alla sopravvivenza della specie (mangiare e riprodursi per esempio) diano piacere e appagamento. Nel mondo naturale questo funziona perfettamente ma se, come accade oggi, siamo circondati da cibi artificiali disegnati a tavolino per farci produrre quantità enormi di dopamina, entriamo in una trappola.

La dopamina infatti si esaurisce rapidamente e, quando è prodotta in eccesso, il successivo calo repentino porta a frustrazione, noia, insoddisfazione, stati emotivi che ci spingono fortemente a ricercare di nuovo il cibo che in precedenza ci ha fatto stare bene. Ecco qui come nasce la dipendenza.

 3. Alterazioni sociali

Noi siamo animali sociali e ci influenziamo a vicenda. Viviamo in gruppi o meglio tribù e cerchiamo conferme tramite il comportamento degli altri. Per questo chi è sportivo tende a stare con gli sportivi ma chi beve, fuma o usa droghe allo stesso modo si attornia di suoi simili.

Queste reti di influenza sociale rendono il cambiamento più complesso perché la persona non solo deve liberarsi delle proprie abitudini negative ma deve anche sbrogliarsi dalle maglie della rete che li tiene prigionieri.

Sebbene la dipendenza da carboidrati sia certamente meno grave di altre forme di dipendenza, finisce comunque con il condizionare i nostri comportamenti, peggiorare la nostra salute e quindi limitare la qualità della nostra vita.

 

Fortunatamente uscirne è meno difficile di quello che sembra. 4 settimane di assoluta astinenza da zuccheri e cereali raffinati mangiando modeste quantità di cereali integrali, frutta, legumi, molta verdura e continuando ad assumere regolarmente proteine e grassi sono in genere una strategia ottima per liberarsi di questa schiavitù.

Con il passare delle settimane si riacquista stabilità su tutti i fronti: a livello energetico, per quello che riguarda la concentrazione, il tono dell'umore e, non da ultimo, la libertà di non dipendere da un alimento. Conviene provare!

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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