In alcuni momenti della loro vita molte persone entrano in una vera e propria crisi esistenziale.
Le ragioni possono essere varie: la crisi di mezza età oppure il rendersi conto di non avere raggiunto alcuni traguardi che erano stati prefissati o ancora la fine di una relazione sentimentale.
Indipendentemente dalle ragioni, molte persone ad un certo punto si danno un punteggio, un giudizio per quanto riguarda il lavoro, la famiglia, le relazioni sociali e a volte arrivano alla poco piacevole conclusione di aver sbagliato tutto. Cosa fare a quel punto?
È possibile pensare di aver sbagliato tutto nella vita?
Il giudizio che diamo sulla nostra vita deriva dal rapporto tra le aspettative che abbiamo e la realtà che siamo stati capaci di crearci.
Le ragioni di una insoddisfazione che porta ad una crisi esistenziale possono essere legate sia ad aspettative errate o eccessive che ad una realtà oggettivamente poco piacevole e frustrante.
Quelli che noi definiamo errori o fallimenti alla fine possono essere ricondotti in qualche modo alle due aree delle aspettative o delle azioni che hanno costruito la nostra realtà. La cosa che troppo spesso ci dimentichiamo è che nella vita per capire come fare meglio occorre prima sbagliare.
L’errore vissuto come un giudizio perentorio su chi siamo diventa una micidiale zavorra ma, al contrario, lo sbaglio su cui siamo in grado di riflettere profondamente si trasforma in una fenomenale occasione di crescita.
Alla base di molte crisi esistenziali c’è la realizzazione di avere inseguito gli obiettivi sbagliati.
Questo accade in amore, nel lavoro, nei rapporti con gli altri, nella scelta del luogo dove vivere.
Ovviamente capire cosa è giusto e cosa sbagliato per la propria vita è una delle sfide più grandi. Il punto di partenza è una conoscenza dei nostri bisogni profondi e dei nostri valori.
Nella vita finiamo con inseguire obiettivi sbagliati non in senso assoluto ma in senso individuale.
Ossia non esistono obiettivi errati ma solo obiettivi che non ci forniscono la felicità che speravamo di ottenere. Questo perché non soddisfano i nostri bisogni profondi o non rispettano i nostri valori.
Insomma, non commettere errori prevede prima di tutto conoscere se stessi. Per questo motivo molti degli errori di cui ci pentiamo derivano dalla nostra giovinezza: aver sbagliato facoltà universitaria, aver adottato abitudini errate come il fumo o la sedentarietà, aver avuto le idee confuse sul tipo di persona ideale con cui passare la propria vita.
Per conoscersi ci vuole tempo e da giovani non ne abbiamo ancora avuto abbastanza. Ma cosa ci permette di conoscerci a fondo? Paradossalmente proprio gli errori che commettiamo. La soluzione però non è rimuginare su cos'è avvenuto decadi fa perché questo contribuisce solo a rovinarsi la vita.
Come superare la sensazione di aver sbagliato tutto
Tutti noi sbagliamo, è normale. Ma in alcuni casi gli errori costano di più che in altri. Un divorzio, la perdita del lavoro, il tradimento da parte di un amico hanno un impatto maggiore sulla nostra vita dei cambiamenti per esempio che viviamo da giovani.
Questo è un tema importante. Per evitare di commettere errori pesanti nella vita è bene essersi addestrati a sbagliare da giovani.
Questo aiuterà a capirsi meglio, a valutare con maggior distacco l’eventuale errore e ad abituarsi all’idea che nessun errore è tale da non permettere una correzione.
E’ importante quindi crescere con una cultura che accetta le sfide, che spinge ad uscire dalla zona di comfort, che premia chi affronta le scelte e soprattutto che non è intollerante nei confronti degli errori.
È chiaro che crescere in questo modo aiuta non tanto a non sbagliare più ma a prendere i propri errori con uno spirito differente.
Tuttavia, non tutti hanno questo privilegio e magari arrivano ad un certo punto alla sensazione di aver sbagliato tutto nella vita. Come uscirne?
Le regole per affrontare la situazione sono le medesime che si possono consigliare a chi deve educare un ragazzo ad affrontare al meglio la propria vita:
- Accettare l’errore come uno strumento di crescita
- Esporsi alle sfide volontariamente
- Non adagiarsi nella zona di comfort e comprendere che lo sbaglio può essere un modo per uscirne
- Prendere le distanze dai propri errori e guardarli con obiettività senza dare un giudizio sulla propria persona
- Non entrare nella spirale della lamentela in particolare nei confronti di scelte fatte nel passato
Imparare a perdonare se stessi e ricominciare
Il passo decisivo per ripartire e superare una crisi esistenziale è quello di perdonare se stessi.
Rimanere arrabbiati con se stessi, con le proprie scelte e con la vita in senso lato, non porta ad alcun miglioramento. Anzi. Il perdono parte da un addolcimento nei propri confronti, da un guardarsi con maggiore tenerezza invece di essere i giudici più spietati di noi stessi.
La scrittura di un diario personale può essere molto utile per rivalutare il proprio percorso di vita e per bilanciare gli errori con le tante cose giuste che tutti noi facciamo.
Il perdono è un elemento fondamentale nel benessere di una persona e per altro è uno dei fattori che distingue la sindrome post traumatica da stress dal fenomeno noto come crescita post-traumatica: che lo stress sia subito a causa di altri o di se stessi, il perdono nei confronti degli altri o di se stessi è determinante nel trasformare un episodio traumatico in un’occasione di crescita.
Da una crisi si può uscire più forti di prima se si trovano gli strumenti giusti con cui intervenire.
La famosa preghiera della serenità recita: «Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza».
Che tu sia credente o meno, l’invito è di capire cosa non puoi controllare e cosa invece è sotto il tuo diretto controllo e di investire solo su quest’ultimo.
Puoi realizzare la miglior versione di te, superando le crisi, e anche trovando il tuo posto nel mondo, attuando dei cambiamenti giornata dopo giornata.
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