È raro incontrare una persona che non abbia fallito in qualcosa nella sua vita. Ma nella maggior parte dei casi le persone tendono ad accumulare più successi che sconfitte. Quasi tutti noi studiamo qualcosa, troviamo un partner e un lavoro e, in qualche modo, riusciamo a gestire la nostra esistenza. Eppure il peso che diamo alle piccole o grandi sconfitte è di gran lunga superiore a quello riservato ai successi e, a volte, finisce con il predominare la sfera emotiva e condizionare le nostre scelte.
La paura di fallire ci blocca e molto spesso diventa essa stessa la causa principale dei nostri insuccessi.
Ma come per ogni cosa nella vita, la difficoltà di gestire la sconfitta è proprio legata alla scarsa esperienza che facciamo con essa. È una classica spirale: siamo poco allenati ad affrontare le sconfitte e per questo ne abbiamo una paura pazzesca e questa paura ci porta ad un maggior rischio di fallire.
Questo meccanismo perverso inizia fin da piccoli. Allevati da genitori a loro volta impauriti, siamo tenuti alla larga da ogni possibile esperienza di sconfitta, da quelle banali a quelle più serie. "Non cadere", "non farti male", "non perderti”, "non rischiare", "cerca un lavoro sicuro", "compra casa appena puoi", sono tutti esempi di tentativi educativi orientati a soddisfare un bisogno di sicurezza che finiscono però con amplificare la paura e rendere più difficile una sana interazione con il fallimento e l'apprendimento.
La paura di fallire è profondamente radicata nella nostra biologia e trae origine dalla paura di essere abbandonati, rifiutati, di non poter appartenere ad un gruppo, cosa che in antichità era fondamentale per permettere la sopravvivenza.
Predisposizione biologica e condizionamento educativo e sociale finiscono col rendere il fallimento una specie di tabù, di cui non si deve nemmeno parlare perché magari porta sfortuna.
Ma nella vita non possiamo controllare tutto come speriamo e quindi le sconfitte, le sofferenze e i fallimenti arrivano per tutti. Il loro impatto su un esistenza è direttamente collegato alla capacità di vederli e gestirli come un evento e non come una catastrofe totale. In psicologia si parla di resilienza per indicare quella proprietà di flettersi in risposta ad una forza maggiore ma di non spezzarsi e, piano piano, di riprendere la forma iniziale, ma con un nuovo bagaglio di forze che ci aiuteranno alla prossima occasione.
In fondo si tratta di un allenamento anche in questo caso. E quindi meno ci esponiamo allo stimolo allenante e più ci troveremo in difficoltà. Ma per cambiare il nostro approccio nei confronti della paura di fallire abbiamo bisogno di fare una serie di passi che magari ci sembrano difficili all’inizio, ma che possono poi diventare automatici:
- Affrontare spesso piccole sfide che ci portano fuori dalla zona di comfort. Le piccole sfide ci rafforzano e ci allenano. Esse eventualmente comportano dei "micro-fallimenti" con cui possiamo imparare meglio a gestire la paura.
- Sviluppare competenze e risorse nelle aree che ci coinvolgono di più nella vita. Ognuno di noi ha delle aree di coinvolgimento che sono allo stesso tempo il teatro più probabile dei nostri fallimenti. Relazioni di coppia, sviluppo della carriera, gestione della salute, sono per esempio tematiche che bene o male tutti affrontiamo e nelle quali possiamo essere preparati o meno. Chi si prepara di più avrà meno chance di avere paura.
- Vedere ogni evento negativo come una cosa a sé stante, un episodio, e non come qualcosa di eterno e immutabile. Come ogni cosa nella vita, anche i problemi e i fallimenti arrivano e se ne vanno. L'unica ragione per cui possono rimanere presenti in una vita è quando la persona li tiene legati a sé.
- Non cercare scuse, non giustificare quello che accade con la sfortuna. Cerca le cause in maniera obiettiva, ma non giudicare te stesso. L'errore principale è quello di non vedere il fallimento, ma di sentirsi dei falliti. Mettere in discussione le proprie azioni non ha un effetto analogo a mettersi in discussione come persona. Quest'ultimo approccio crea profonda insicurezza che si trasforma in un aumento della paura.
- Confrontati con gli altri perché ti accorgerai che tutti hanno fatto esperienze simili e potrai cogliere stimoli per affrontare i tuoi ostacoli in modo più proficuo.
Ho incontrato molte persone di successo nella mia vita, persone oggettivamente realizzate e capaci di raggiungere gli obiettivi che si prefiggono. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare queste persone hanno fallito più della media di noi, non meno. Ma hanno usato ogni fallimento per rialzarsi e ripartire più forti di prima. Hanno usato i fallimenti come uno strumento per allenarsi e non come catene da cui farsi intrappolare.
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