Come capire chi sei e cosa vuoi diventare nella vita

Come capire chi sei e cosa vuoi diventare nella vita

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La nostra vita è in larga misura dettata dalle nostre convinzioni. Sono pigro, sono poco furbo, sono stupido, mi piace troppo mangiare, non sono all'altezza, sono esempi di frasi che ci diciamo per anni fino a quando inevitabilmente non diventano vere. Sono idee di noi stessi che ci limitano e che condizionano il nostro comportamento a tal punto da diventare profezie che si auto-avverano.

Sono in particolare gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza a determinare l'immagine che avremo di noi stessi. Le interazioni con i genitori, con gli insegnanti e con i compagni fungono da meccanismi di selezione che scartano alcune opzioni comportamentali altrimenti presenti. 

"Mi hanno preso in giro e non mi sono difeso, quindi sono un debole" scarta la possibilità di essere un giorno forte. "Il ragazzo che mi piaceva tanto non mi ha nemmeno degnata di uno sguardo", elimina la possibilità di sentirsi bella ed attraente. "Mi sono allenato tanto, ma ho perso miseramente", riduce drasticamente la possibilità di sentirsi un buon atleta.

Successivamente, l'età adulta e le esperienze di vita relazionale e professionale, danno l'ultima spinta nel selezionare le opzioni comportamentali che ci daremo nel corso della nostra vita.

Sono quindi le esperienze che viviamo e le interpretazioni emotive che diamo ad esse a determinare l'immagine che costruiremo di noi stessi e quindi a condizionare le possibilità di dare luogo a certi comportamenti piuttosto che ad altri.

Sviluppare il proprio potenziale

Tuttavia è lecito pensare che ognuno di noi nasca con un pieno potenziale di comportamenti, tutti possibili e percorribili e che poi ne mettiamo in campo solo alcuni in funzione delle esperienze che viviamo e delle interpretazioni che ne diamo.

In fondo oggi la scienza conferma che i meccanismi portanti della nostra vita sono quelli adattativi, ossia un insieme di risposte che permette all'organismo vivente di adattarsi alle condizioni ambientali a cui viene esposto.

Questo adattamento può essere funzionale quando ci porta a superare gli ostacoli e a dominare il contesto, oppure disfunzionale se, al contrario, ci indebolisce e costringe, nostro malgrado, a subire le condizioni esterne.

Alla radice di questi meccanismi non troviamo strutture genetiche rigide ed ereditarie bensì la flessibilità della regolazione epigenetica. In altre parole non è la struttura dei geni che ereditiamo dai nostri genitori e che non cambia nel corso degli anni a determinare la nostra capacità di adattamento, ma la regolazione della funzionalità di tali geni sulla base degli stimoli a cui ci esponiamo.

Poiché questi meccanismi sono anche alla radice dei nostri comportamenti, dobbiamo convincerci che ognuno di noi esprime l'intera possibile gamma di comportamenti e che a seconda delle stimolazioni che riceviamo finiamo con attivare solo alcuni percorsi comportamentali piuttosto che altri.

Una questione molto delicata. Infatti difficilmente siamo in grado di controllare in modo sistematico le esperienze a cui veniamo esposti e per questo finiamo con il credere al mito del "sono fatto così" e giustifichiamo ogni nostro comportamento, in particolare quando ci conferma che siamo fatti proprio così. Un circolo vizioso.

Possiamo però educarci ad un approccio diverso, un percorso che ci porti ad esplorare ogni sfaccettatura di chi possiamo e vogliamo essere, un lavoro di crescita e di miglioramento continuo che parte dal presupposto di non accettare di essere come non ci piace essere.

Possiamo governare le nostre interazioni con l'ambiente in modo da modulare gli stimoli epigenetici esattamente come facciamo con l'alimentazione, con l'allenamento fisico e perfino con le tecniche di gestione mentale ed emotiva.

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Se impariamo a prendere in mano le redini della nostra vita possiamo evitare di subire le conseguenze di un adattamento disfunzionale che non ci fa crescere, ma al contrario ci limita e condiziona.

Il percorso può essere lungo e complesso, ma nella mia esperienza nel mondo della medicina dell'alta prestazione ho sempre consigliato di prendere in considerazione 5 passi fondamentali per capire chi sei e cosa vuoi diventare:

1. Selezionare le esperienze per stimolare certi comportamenti

Se vuoi diventare più coraggioso, ma passi i pomeriggi a guardare serie TV su Netflix, temo che il coraggio rimarrà un sogno nel cassetto. Se vuoi un corpo più atletico, ma ci pensi mentre mangi una vaschetta di gelato, sei fuori strada.

Se sono le esperienze ad allenare le nostre risposte dobbiamo usarle come strumenti per plasmare quei lati della nostra identità che mancano. Scegli a cosa esporti e stimolerai le risposte più idonee.

2. Sviluppare una strategia di interpretazione

Ogni esperienza, anche la peggiore, può essere interpretata in modo funzionale o disfunzionale. La nostra modalità di lettura di ciò che è accaduto può determinare l'azione che l'esperienza stessa avrà sui futuri comportamenti.

Uno strumento davvero prezioso per lavorare sulle proprie interpretazioni è la scrittura del diario. Bastano dieci minuti ogni sera per rivivere e interpretare in modo più oggettivo e strategico gli episodi della giornata. Questo allenerà la mente ad adottare un certo tipo di approccio anche nei confronti degli episodi negativi.

3. Sfidare se stessi

L'immagine che creiamo di noi stessi magari ci limita, ma allo stesso tempo ci offre un senso di protezione. Ci conosciamo per quello che siamo e, anche se insoddisfatti, ci sentiamo sicuri.

Per uscire da questo meccanismo dobbiamo imparare ad apprezzare la sfida, a cavalcare le onde del rischio perché la crescita sta sempre fuori dal comfort, fuori dalle coccole, in un territorio lontano dalle rive fino ad ora conosciute.

4. Imparare nuove strategie 

Possedere competenze è fondamentale per affrontare un percorso di crescita a lungo termine. Le esperienze devono essere interpretate e la loro interpretazione dipende anche dagli strumenti culturali che ognuno di noi possiede. Formarsi ed apprendere nuovi approcci e strategie è fondamentale per vedere noi stessi e la nostra vita sotto una luce differente.

5. Cambiare ambiente e persone: 

Il mio amico Robin Sharma dice che se sei il migliore di tutti in qualcosa, significa solo che è arrivato il momento di cambiare ambiente. Ha perfettamente ragione. Eppure molte persone amano sentirsi i primi e proprio per questo smettono di crescere e migliorare. Ognuno di noi è profondamente influenzato dall'ambiente in cui vive e dalle persone che frequenta. Questi possono essere trampolini di lancio o zavorre che ti bloccano a terra.

Siamo nati con una gamma completa di possibilità comportamentali. Possiamo essere buoni e generosi o cattivi e avari. Sinceri o bugiardi. Coraggiosi o vigliacchi. Nel corso della vita fluttuiamo tra varie versioni di noi stessi, ma alcune prevalgono e si concretizzano fino a diventare costanti.

A questo punto abbiamo due possibilità: accettare di rimanere come siamo o iniziare a lavorare su noi stessi. Il lavoro costa fatica, ma ci permette di esplorare e sfruttare il nostro pieno potenziale.

Il lavoro può essere fatto in modo autonomo oppure può essere accelerato attraverso un percorso scientifico, fatto di protocolli pratici utilizzati su migliaia di persone e su molti top performers.

Questo è quello che faremo con Soul Warriors a Riccione, un evento unico nel suo genere. Centinaia di persone riunite assieme per scoprire la scienza e l'arte della prestazione, per superare i propri limiti ed arrivare ad esprimere al massimo il proprio potenziale. In fondo abbiamo una vita, una sola opportunità. Perché sprecarla?

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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