Sei un/una professionista specialista in ambito nutrizione, salute e benessere? Se sì, è arrivato il momento di dare un imprinting diverso al tuo approccio professionale. Infatti, nell’ottica di prenderti cura dei tuoi pazienti e delle tue pazienti, le basi scientifiche del neuro-coaching possono davvero fare la differenza nella tua professione.
Infatti, nel vasto panorama della nutrizione, di interesse sempre crescente, emerge un approccio innovativo che integra coaching, neuroscienze e benessere olistico. In questo articolo, esploreremo insieme tutte le potenzialità di una metodologia che, auspicabilmente, potrebbe trasformare il lavoro clinico.
Molte persone si trovano a dover seguire un regime nutrizionale controllato per perdere peso. Tuttavia, spesso, gettano la spugna prima di terminare il percorso, sentendosi frustrate e mai realmente motivate.
Ciò accade spesso perché manca un reale supporto (psicologico e di coaching) alla persona, che spesso si sente sola e demotivata di fronte a un processo di cambiamento delle abitudini che può spaventare.
Infatti, il professionista o la professionista che si occupa di nutrizione dovrebbe essere una figura di riferimento anche per l'adozione di nuove abitudini, sane e virtuose; è importante ascoltare realmente le necessità del/della paziente e mettere al centro la sua storia personale e i suoi obiettivi.
Ad oggi, i percorsi tradizionali si basano su protocolli standardizzati che trascurano il mondo emotivo e le dinamiche personali della persona.
Nella maggior parte dei casi, viene fornita una dieta prestabilita, la persona viene pesata, ma non si entra mai in relazione con il suo universo interiore, i suoi dubbi, le sue paure e i suoi reali obiettivi.
Il risultato è che molte persone abbandonano il percorso perché percepiscono la dieta come privazione, mortificazione e rinuncia (a volte come una vera e propria punizione), anziché come un percorso di salute e rispetto di sé. Spiego tutto questo in un mio video su come cambiare abitudini alimentari:
Il neuro-coaching applicato alla nutrizione nasce per rispondere a questa importantissima esigenza: affrontare il cambiamento non solo dal punto di vista alimentare, ma lavorare anche sul fronte psico emotivo e comportamentale legato al cibo; è uno degli ambiziosi e concreti obiettivi del Metodo Ongaro®.
Costruire un approccio integrato, in grado di combinare tre aspetti fondamentali:
Come proposto dal National Consortium for Credentialing Health and Wellness Coaches, il coaching è un processo incentrato sulla persona, per facilitarla e responsabilizzarla nel raggiungimento di obiettivi autodeterminati relativi a salute e benessere.
Il neuro-coaching di successo si verifica quando il/la coach applica conoscenze e competenze chiaramente definite, in modo da supportare la persona nell’individuazione dei punti di forza interni e delle risorse esterne, per un cambiamento sostenibile nel lungo periodo.
Quando erogato da un/una professionista di ambito sanitario, il neuro-coaching fonde le teorie principali della comunicazione psicologica per sviluppare rapporti, manifestare empatia e compassione e incoraggiare il cambiamento comportamentale che promuove salute e longevità.
Il dialogo motivazionale, l’ascolto attivo, l'indagine apprezzativa, l'autoefficacia, la mindfulness e la psicologia positiva sono alcuni dei concetti centrali che forniscono le basi per le strategie chiave impiegate dal/dalla coach con preparazione ed efficacia.
Una sana e corretta nutrizione rientra tra quelli che definisco i 4 fondamenti della salute, insieme ad allenamento fisico, lavoro interiore e nutraceutica. Imparare ad alimentarsi bene e ad adottare abitudini che sia possibile mantenere nel tempo è fondamentale per una longevità sana.
Un approccio così completo può aiutare la persona a trasformare definitivamente le proprie abitudini, verso una qualità della vita e una longevità sempre migliori.
Infatti, il/la paziente sarà in grado di ascoltarsi, di agire con consapevolezza, imparando ad attivare comportamenti preventivi, preziosi per intercettare eventuali problematiche di salute (anche croniche) che potrebbero insorgere nel tempo.
Nel prossimo paragrafo capiremo insieme come si forma un’abitudine e come il nostro cervello, adattivo, possa modularne di nuove.
Le neuroscienze ci spiegano come si formano le abitudini. Si tratta di adattamenti del nostro cervello, che cerca sempre di risparmiare energia. Infatti, nel tentativo di risparmiare energia, il cervello rende automatiche più funzioni possibili.
Facciamo un esempio pratico. Immaginiamo di adottare un comportamento che ci dà piacere, per esempio mangiare un dolce dopo cena guardando una serie TV.
In una situazione come questa, assai diffusa, il cervello seleziona questo comportamento e ci induce a ripetere quell’azione perché la dopamina che si produce è il motore di ogni nostro comportamento.
Perciò, le abitudini diventano gli elementi chiave che accomunano la buona riuscita o meno di molti percorsi alimentari, soprattutto se si lascia la persona da sola nell'introdurre nuove abitudini nella sua routine quotidiana. Infatti, si dà per scontato che la persona segua ciò che viene suggerito come in un processo automatico.
Negli ultimi anni il neuro-coaching, ramo del coaching che deriva dalle neuroscienze, ha fornito numerose strategie utili a promuovere la formazione di nuove abitudini, sfatando anche qualche mito radicato.
La forza di volontà, la disciplina e la motivazione sono elementi importanti nei primissimi momenti del cambiamento, ma hanno bisogno di qualche gratificazione per non esaurirsi velocemente.
È un meccanismo anti biologico: la persona che mangia in modo sano, fa sport, si dedica a sé stessa non lo fa perché ha una forte disciplina, ma perché, per qualche ragione, quella pratica (abitudine) le crea piacere e soddisfazione.
Al contempo, la persona pigra non è nata difettosa, ma ha allenato la pigrizia e, per questo motivo, l’abitudine alla pigrizia prevale e prende il sopravvento.
Per capire le abitudini è importante avere chiaro quello che viene chiamato habit loop, cioè il meccanismo che regola l’abitudine stessa: stimolo - desiderio - risposta – gratificazione. Come medico e coach ne ho parlato molto spesso, ad esempio in un’intervista sulla connessione tra neuroscienze delle abitudini e longevità.
È difficile portare avanti nel tempo un comportamento che causa dolore, frustrazione, sacrificio e rinuncia. Tuttavia, le neuroscienze ci dicono che, con il corretto approccio, è possibile modificare quasi tutto di noi.
Ogni percorso di coaching dovrebbe iniziare con un incontro conoscitivo. Questo primissimo momento è fondamentale per instaurare un dialogo aperto e autentico tra coach e coachee (cioè professionista e paziente).
Non si tratta solo di raccogliere informazioni anamnestiche, ma di creare un clima empatico di fiducia e ascolto, imprescindibile per lavorare insieme con efficacia.
Una volta stabilita questa reciproca connessione, si procede con un vero e proprio inquadramento della condizione attuale del/della paziente, per esplorare tutti gli ambiti della vita che condizionano direttamente o indirettamente il rapporto con il cibo e l’alimentazione. Vediamone alcuni:
Questa fase di analisi della persona offre una visione ampia, completa e personalizzata della situazione, una vera e propria fotografia, consentendo di individuare le aree di intervento per elaborare un percorso su misura.
In base alle specifiche esigenze della persona, si elabora un piano (nutrizionale ed emotivo) personalizzato, flessibile e adattabile, che dovrebbe includere:
Tramite questo approccio integrato e strutturato in neuro-coaching applicato alla nutrizione, si accompagna la persona:
Perché il percorso di neuro-coaching nutrizionale abbia un effetto veramente trasformativo, è necessario iniziare dal riconoscimento delle motivazioni che inducono una persona a mangiare.
Questo processo consente di fare una distinzione tra la fame fisica, che origina da un reale bisogno del corpo, e la fame emotiva, molto spesso legata a noia, stress o altre emozioni. Per fare un esempio pratico, alcune persone si ritrovano a mangiare in modo impulsivo o compulsivo per sfogare stress, noia o senso di vuoto, anziché per rispondere a una reale necessità fisiologica.
Questo comportamento, se non affrontato e gestito con consapevolezza, rischia di innescare un circolo vizioso (l’habit loop di cui parlavamo poco fa) difficile da spezzare. Invece, tramite l’aiuto del coaching, ci sono due gesti da proporre al/alla paziente:
La consapevolezza diventerà lo strumento principale per (ri)acquisire equilibrio e serenità nel rapporto con il cibo.
Ci sono alcune persone che tipicamente necessitano di questo percorso:
Uno studio scientifico sui meccanismi neurocognitivi si è focalizzato sulle strategie cognitive e di neuromodulazione per l'alimentazione malsana, il sovrappeso e l'obesità.
È stata condotta una ricerca sugli interventi di allenamento cognitivo e neuromodulazione per ridurre il desiderio/assunzione di cibo, la dieta disordinata e il peso, e ne sono stati discussi i meccanismi d'azione. In questa revisione sistematica, sono stati esaminati 50 studi che coinvolgono sei tipi di allenamento cognitivo.
La modifica del controllo cognitivo e dei circuiti motivazionali sono meccanismi caratteristici degli interventi di neuromodulazione, e costituiscono perciò un approccio promettente per il trattamento del sovrappeso e dell’obesità.
Un altro studio pubblicato sull’American Journal of Lifestyle Medicine ha descritto e valutato nel dettaglio l’utilità e l’efficacia delle tecniche di coaching nutrizionale nella promozione di cambiamenti dello stile di vita, consentendo un miglioramento dei parametri nutrizionali e di composizione corporea della persona.
È evidente a tutte le professionalità della salute che, attualmente, ci troviamo di fronte a una grande contraddizione.
Infatti, molte persone sanno esattamente come dovrebbero comportarsi per condurre una vita più sana, come per esempio seguire una dieta equilibrata, ma non riescono a metterlo in pratica se non in maniera discontinua e senza risultato.
Questa impasse che rende difficoltoso tradurre la conoscenza in azione concreta è un problema complesso che può originare da una serie di fattori: la mancanza di motivazione, un sostegno sociale inadeguato, abitudini radicate, incompatibilità con la routine di vita quotidiana.
Da un punto di vista professionale, limitarsi al solo approccio prescrittivo porterà a risultati deludenti, non solo per i/le pazienti che non vedono miglioramenti nella loro salute, ma anche per professionisti/e come te, di fronte alla mancanza di progresso. Perciò, è necessario adottare un approccio integrato, imperniato sul cambiamento comportamentale.
Per riuscire a trasformare la tua pratica clinica e la salute delle persone di cui ti occupi, è imprescindibile la formazione continua, che ti distingue come professionista ed è un atto di responsabilità.
Se il neuro-coaching è una tematica che ti interessa, ho preparato un contenuto di approfondimento gratuito: puoi richiederlo cliccando qui sotto.
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AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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