Il consumo di “cibo spazzatura” non solo incrementa il tessuto adiposo ma crea un vero e proprio danno riducendo la massa muscolare.
In quali casi mangiare “junk food” è lecito?
Sappiamo tutti che i cosiddetti “junk food” non dovrebbero essere consumati: cibo spazzatura, è questa la traduzione letterale di questa categoria di alimenti.
Parliamo di bibite, snack dolci e salati, merendine e in generale alimenti confezionati e altamente processati, che contengono elevate quantità di sale, zucchero e grassi, concentrando nella maggior parte dei casi un’altissima percentuale calorica in un prodotto con un volume ridotto.
Tutto il contrario di un’alimentazione sana ed equilibrata, che sia saziante senza eccessi e che fornisca nutrienti utili al nostro organismo.
Potrebbe sorgere una domanda: esistono dei casi speciali in cui questo principio non vale? Ad esempio un peso da recuperare in fretta per via di una situazione di malattia che fa perdere molto peso troppo velocemente?
Questo può diventare pericoloso per la salute, perché l’organismo si sentirà minacciato e metterà in atto tentativi di soluzione andando “al risparmio energetico” e provocando vari tipi di problematiche, è bene quindi correggere il tiro il più velocemente possibile.
Prendiamo un caso estremo come un Disturbo del Comportamento Alimentare: si tratta di un insieme di malattie complesse che comprendono problematiche di tipo fisico, psicologico ed emotivo, che quindi richiedono un trattamento integrato piuttosto lungo per far si che il paziente stabilisca nuovamente un comportamento alimentare equilibrato e abbia meno danni possibili.
L’aumento di peso e di introito calorico in casi del genere deve essere rapido, i junk food possono aiutarci? D'altronde sono cibi altamente calorici..risponderò a questa domanda facendo un esempio.
Voglio raccontarti di Sara, una paziente del mio ambulatorio, di quando svolgevo ancora la professione medica.
All’epoca Sara ha 16 anni e sta coraggiosamente affrontando una situazione di anoressia.
Dal punto di vista nutrizionale vuol dire non solo ricominciare a mangiare, ma arrivare ad assumere una quota molto alta di calorie per far fronte al risveglio del metabolismo.
Chi soffre di anoressia nervosa va incontro ad una perdita consistente di tessuti, non solo di grasso ma anche di muscoli, a causa di un adattamento del metabolismo alla situazione nutrizionale: il corpo impara ad eliminare i tessuti come i muscoli che consumano molta energia, nel disperato tentativo di garantire la sopravvivenza.
Quando la persona inizia nuovamente a mangiare il metabolismo ha un risveglio immediato ed è per questo che diventa fondamentale somministrare molte calorie: nel caso di Sara anche 3000 kcal al giorno.
Servono calorie, ma soprattutto nutrienti: proteine nobili da pesce, uova e carni magre integrate con quelle vegetali dei legumi, vitamine e sali minerali da frutta e verdura, carboidrati da cereali integrali e grassi da cioccolata fondente, olio extravergine d’oliva e frutta secca.
È necessario infrangere il limite della sazietà, superare la soglia di adattamento metabolico ed ecco che il peso inizia a salire e con esso i muscoli, il tessuto più carente e più colpito dalla malnutrizione. La velocità di cambiamento in positivo è spesso sorprendente.
Ma un giorno Sara arriva in ambulatorio e il peso dal controllo precedente non è salito: succede.
Le analizzo la composizione corporea, noto che la massa grassa è aumentata e la massa muscolare diminuita. Decido allora di farle qualche domanda in più per capire cosa è successo e scopro che, nel tentativo di rendere più gradevole l’alimentazione, la mamma aveva operato una sostituzione calorica di alcuni cibi sani con snack dolci e salati e bibite zuccherate.
“Se non le mangia lei le schifezze chi le mangia?”. Si era chiesta la mamma.
Nessuno, è la risposta.
Infatti a parità di calorie il consumo di “cibo spazzatura” non solo incrementa il tessuto adiposo – fattore che nel caso di Sara non sarebbe stato un problema - ma crea un vero e proprio danno, riducendo la massa muscolare. Crea cioè malnutrizione, con conseguenze certamente non positive.
Ecco quindi come nemmeno in un caso particolare come quello appena descritto, assumere questa tipologia di alimenti è utile e anzi, si rivela dannoso, senza parlare di tutte le implicazioni a livello psicologico ed educazionale.
Il caso che ti ho raccontato è solo una piccolissima parte del percorso terapeutico necessario in un DCA: affrontare questo tipo di malattia è difficile e lungo, serve un lavoro in team (medico, dietista, psicologo..) e spesso si hanno delle ricadute.
Se conosci una situazione simile non esitare a rivolgerti a dei professionisti della salute che possano indirizzarti sul percorso più adatto da intraprendere.
Ti ho raccontato una storia in particolare, ma devi sapere che esistono delle classificazioni medico-psicologiche in base a segni e sintomi per i vari DCA.
I più noti e conosciuti sono anoressia nervosa e bulimia nervosa.
L’Anoressia Nervosa comporta una riduzione drastica della consueta alimentazione con un netto rifiuto del cibo per via di un’intensa paura di acquistare peso o diventare grassi.
Può essere solamente di tipo restrittivo o includere comportamenti compensatori (vomito autoindotto, uso inappropriato di pillole lassative e diuretiche, iper-attività fisica) per quelle che vengono percepite come abbuffate (anche se di fatto non lo sono).
Una persona anoressica di solito è drasticamente sottopeso, ha comportamenti ossessivi riguardo al cibo e al suo contenuto calorico e nel caso delle donne può comportare amenorrea.
La Bulimia Nervosa ha delle caratteristiche differenti e comprende episodi oggettivi di abbuffate, anche in questo caso con episodi compensativi o meno.
Le abbuffate in questo caso comportano l’ingestione di una quantità di cibo esagerato per una persona sana in un arco di tempo molto stretto, per esempio nel giro di due ore, solitamente di nascosto dagli altri per il conseguente senso di colpa e con la sensazione di perdita di controllo.
A differenza di quello che accade nell’Anoressia Nervosa, una persona bulimica può essere di peso normale, sottopeso o sovrappeso, con oscillazioni anche molto evidenti.
Oltre all’AN e alla Bulimia Nervosa esistono altri tipi di disordine del comportamento alimentare con caratteristiche miste o particolari: non tutti i casi sono infatti esattamente descrivibili nell’arco dei sintomi tipici di queste patologie.
Gli effetti però sono sempre negativi a seconda della gravità del DCA e se viene o meno affrontato: spesso chi ha queste malattie non ha la forza o la consapevolezza necessari per riconoscere il problema.
Dal punto di vista fisico possono esserci numerose complicanze, come danni permanenti ai tessuti dell’apparato digerente, disidratazione, danneggiamento di gengive e denti, danni cardiaci, al fegato e ai reni, problemi al sistema nervoso e al sistema osseo, maggior probabilità di osteoporosi e fratture.
Ogni caso richiede la massima attenzione poiché i DCA sono malattie subdole, che possono manifestarsi in persone di qualsiasi età, sesso, provenienza sociale, anche se sono solitamente più comuni in giovani donne in età compresa tra i 15 e i 25 anni.
Come detto in precedenza, i disordini alimentari sono malattie decisamente complesse, risultanti dall’interazione di fattori biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici.
Quello che accomuna i diversi tipi di DCA è una ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della forma fisica, del peso e della composizione corporea e una necessità di stabilire un controllo su di esso da parte della persona che ne è afflitta, oltre a una certa distorsione della percezione della propria immagine corporea.
Ci sono moltissimi fattori che possono determinare l’insorgenza di comportamenti alimentari sbagliati: influenza negativa da parte di altri componenti familiari e sociali, sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettativa, o al contrario sentire di essere fortemente trascurati, il sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica, ma anche subire eventi particolarmente traumatici.
Uno dei motivi per cui una ragazza inizia a sottoporsi a una dieta eccessiva è la necessità di corrispondere a un canone estetico che premia la magrezza, e questa attuale propensione ha conseguenze devastanti sui comportamenti alimentari di molte adolescenti.
Le ripercussioni psicologiche sono enormi: depressione, basso livello di autostima, senso di vergogna e colpa, difficoltà a mantenere relazioni sociali e familiari, sbalzi di umore, tendenza a comportamenti maniacali, propensione al perfezionismo.
La persona con DCA diventa così ossessionata dal cibo che la sua vita si focalizza totalmente sulla questione alimentare, impedendo di provare interesse e entusiasmo verso qualsiasi altra cosa.
Si tratta di condizioni tutt'altro che semplici e spesso siamo portati a pensare che siano cose che non ci riguardino, lontane anni luce dalle nostre giornate: eppure ognuno di noi, se fa un esercizio di consapevolezza, può rendersi conto di quanto ci facciamo condizionare da modelli esterni imposti o a cui siamo abituati per quel che riguarda immagine corporea e alimentazione.
Addirittura in uno stesso gruppo di persone sane e con un’alimentazione equilibrata, in un pasto consumato insieme ci si tarerà ad esempio sulla linea di chi mangia di più o più velocemente: quante volte andando a cena fuori hai pensato “se qualcuno prende il dolce lo chiedo anch’io”?
Anche questo è condizionamento...
Torniamo al quesito iniziale.
Come abbiamo visto dalla storia di Sara, il consumo di “cibo spazzatura” non solo incrementa il tessuto adiposo ma crea un vero e proprio danno, riducendo la massa muscolare e rallentando la guarigione.
Ce lo confermano anche le Linee di indirizzo nazionali per la riabilitazione nutrizionale nei disturbi dell’alimentazione: in caso di DCA si parla di un’alimentazione salutare ed equilibrata nella composizione dei macronutrienti e non si fa assolutamente menzione di snack o junk food.
Ho voluto presentarti un caso estremo, che ovviamente richiede un intervento di tipo medico specializzato, in modo che tu abbia bene in mente quali possono essere le conseguenze di un’alimentazione portata all'esasperazione.
Ma non è necessario arrivare tanto lontano: il discorso vale ugualmente per quelle persone che pensano “posso mangiare tutte le schifezze che voglio perché tanto non aumento di peso”!
Giustificare un tale comportamento non vale mai, nemmeno in casi gravi come questi, tanto meno in situazione di normalità.
Riprendendo la domanda iniziale, “quando è lecito mangiare junk food?” la risposta è: mai.
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AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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