Cosa succede al nostro cervello man mano che l’età avanza? Come tutto il resto del corpo, anche il cervello è soggetto ad un naturale declino. Il suo invecchiamento è inevitabile, diverso da persona a persona e non uniforme.
Il cervello umano è una macchina portentosa. In circa 3 kg di peso ci sono più o meno 100 miliardi di neuroni, connessi tra loro con trilioni di sinapsi.
Come gli altri organi, l’invecchiamento del cervello è un processo inevitabile, quanto normale e graduale.
Invecchiando, il cervello si restringe, diminuiscono le sue capacità di vascolarizzazione che rimane la più importante nell'intero organismo. Aumentano quindi l’incidenza di ictus, le demenze e i deficit cognitivi, anche a causa dei cambiamenti ormonali, che possono portare alla compromissione della memoria.
Cosa è logico aspettarci, allora, da un cervello che invecchia in modo regolare?
Le persone anziane mantengono una buona capacità di ripescare ricordi dal passato, ma cominciano ad avere difficoltà nel memorizzare nuove informazioni ed elaborare nuovi ricordi.
Questo accade perché, tra i principali cambiamenti da mettere in conto con il passare degli anni, troviamo anche quelli dal punto di vista morfologico e strutturale. Il cervello si rimpicciolisce di circa il 5% ogni 10 anni, dopo i 40 anni, con un tasso di declino che aumenta progressivamente alla soglia dei 70.
L'invecchiamento biologico può essere accelerato da abitudini malsane.
Basti pensare all'obesità nella mezza età e agli effetti negativi dello zucchero, che riducono il volume cerebrale e le dimensioni dell’ippocampo.
L’attività fisica fa bene al cervello: anche soltanto 30 minuti di camminata veloce o corsa ogni giorno giova alla salute del nostro prezioso organo. Lo sport fa bene ad ogni età, ma in particolare, una ricerca della Università dell'Iowa dimostra che un incremento dell’attività fisica a partire dai 60 anni migliora nettamente le funzioni cognitive e la cosiddetta memoria del lavoro.
L'esercizio con i pesi giova a tutte le età, compresa quella avanzata; in particolare alle donne, soggette a bruschi cambiamenti ormonali a causa della menopausa. La difficoltà motoria compromette anche la freschezza a livello cerebrale. Sollevando pesi anche solo due volte a settimana consente di migliorare la massa muscolare, facendo affluire più sangue a tutto l'organismo e rallentando l’invecchiamento cerebrale.
Il cervello dei forti bevitori invecchia in maniera prematura: il consumo abituale di alcol sarebbe connesso in maniera diretta alla difficoltà a trovare le parole (afasia) nonché ad una maggiore probabilità di “contrazione” del cervello, fenomeno associato al morbo di Alzheimer. L'alcol è una sostanza tossica che fa male anche in moderate quantità.
Guardare per ore la TV e trascorrere troppo tempo inermi sul divano sono cattive abitudine che, perpetrate nel tempo, non solo appesantiscono il corpo, ma aumentano i fattori di rischio di malattie potenzialmente mortali. Chi svolge una professione prevalentemente sedentaria dovrebbe staccare ogni tanto.
Più diventiamo grandi e più è difficile trovare amicizie sincere e disinteressate. L’importante però è non demordere e continuare a coltivare la nostra capacità di instaurare relazioni sociali. L’amicizia è una vera e propria medicina della mente, come dimostrano gli ottimi risultati riscontrati sui SuperAgers, anziani caratterizzati da un invidiabile benessere mentale.
Secondo le ricerche condotte presso l’Università di Swansea nel Galles e l’Università di Tolosa in Francia, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of occupational medicine, un lavoro stressante e frenetico e soprattutto organizzato su turni notturni, porterebbe in maniera inevitabile ad un invecchiamento precoce delle funzionalità cerebrali.
Se moderati consumi di caffè sembrerebbero giovare alle nostre capacità di concentrazione e produttività, l’abuso di caffeina comporterebbe danni. Nonostante il dibattito sia controverso, numerosi studi prendono ormai in considerazione le associazioni tra eccessiva assunzione di caffè e funzioni cognitive.
Come emerge da uno studio condotto dal King's College di Londra, e pubblicato sulla rivista Age and Ageing, bastano poche sigarette a settimana per fare danni al cervello. Lo studio dimostra come, a parità di età anagrafica, il cervello dei fumatori sia di 10 anni più vecchio rispetto ai coetanei.
Il nostro modo di pensare è condizionato anche dal nostro modo di comportarci e dall'atteggiamento posturale. Esistono teorie interessanti (Cuddy) che collegano i cambiamenti ormonali alla postura. In generale una postura corretta evita molti problemi cardiocircolatori che influenzano i principali organi.
Che si tratti di junk food o comunque di una dieta sbilanciata, che evita i grassi sani come gli Omega 3 e abusa di zuccheri raffinati e grassi saturi, è ormai dimostrato che il cervello subisce dei danni prolungati nell’assorbire sostanze nutritive di basso livello, come appunto quelle presenti nei fast food o negli snack preconfezionati.
L’obesità nella mezza età è causa di una accelerata riduzione del volume cerebrale e dello spessore della corteccia. Lo dimostra una ricerca pubblicata sulla rivista Neurology, con a capo Tatjana Rundek, direttore della divisione di neurologia della Miller School of Medicine di Miami e coordinatrice della ricerca. La prevenzione è l’unica arma possibile per mantenere l'indice di massa corporea al di sotto del limite minimo indicativo del sovrappeso.
La pigrizia si sa, non si rivela mai benefica in alcun campo. Ma nella fattispecie dell’argomento trattato, il fatto di non avere avere curiosità, di non leggere libri ad esempio, contribuisce ad atrofizzare il cervello, accelerando il suo processo di declino. Anzi, studi mirati dimostrano che dilettarsi con i cruciverba, viaggiare e continuare a prestare i propri servizi professionali anche in età avanzata aiuta ad allontanare il rischio di incorrere in disturbi neurocognitivi. Secondo uno studio della Columbia University, il numero dei neuroni presenti in un cervello anziano è lo stesso di quello più giovane. Ciò che va stimolata è la vascolarizzazione e la connessione neurale.
Secondo le ricerche sul tema del Centers for Disease Control and Prevention, la meditazione è realmente in grado di rallentare gli effetti dell’invecchiamento sul nostro cervello. Soprattutto se condotte in maniera regolare, le sedute sono in grado di rendere più nitidi e organizzati i propri pensieri, specialmente per chi sta invecchiando.
Il sonno ha specifiche funzioni che aiutano l'organismo e in particolare il cervello a rimanere lucido, attivo e riposato. Dormire bene, almeno 7-8 ore al giorno, è un vero e proprio toccasana.
Inquinamento atmosferico, ambientale, acustico e luminoso finiscono con l’abbassare la qualità della nostra vita.
Ebbene gli agenti inquinanti agiscono in maniera diretta sul sistema nervoso centrale, con conseguenze negative sullo sviluppo cognitivo incidendo sul rischio di demenza negli anziani.
Sottovalutare i sintomi di stress e ansia ed un potenziale insorgere della depressione, avrebbe ripercussioni certe e negative sull’invecchiamento del cervello, come dimostrano le ricerche.
Per concludere, la freschezza mentale è una qualità necessaria per invecchiare bene. Considerando che si comincia a invecchiare piuttosto presto (anche se i classici sintomi di invecchiamento possono sorgere più in là negli anni), sarebbe buona regola seguire uno stile di vita salutare. E
Un buon metodo potrebbe essere quello di partire da una giornata ideale. Di giorno in giorno, applicando questi principi, avrai nuove abitudini più positive anche per il tuo cervello.
Ti dico come fare nel PDF "I rituali della giornata ideale", che puoi avere fin da subito GRATIS.
AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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