Quando tutto va male non rimane altro da fare che cambiare

Quando tutto va male non rimane altro da fare che cambiare

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Conoscete la famosa Legge di Murphy? Viene citata così spesso a sproposito che ormai ha perso il suo significato originario, legato alla probabilità che si verifichino determinati eventi.

Ma nel linguaggio comune viene accostata al pessimismo: se una cosa deve andare male, andrà male. Ma nella vita quotidiana è davvero così? Davvero le cose sono destinate ad andare male?

Un “no” più scontato di questo è difficile trovarlo.

Certo, ci si può trovare nel momento sbagliato al posto sbagliato, ma sono coincidenze, nelle quali senz’altro si è poco fortunati. In linea di massima riusciamo a incidere sul risultato della nostra vita, in tante direzioni.

Spesso proprio in quelle di cui ci si lamenta che la sfortuna abbia giocato un ruolo determinante.

Allora quando tutto va male, quando la vita sembra andare a rotoli, cosa puoi fare?

La risposta per me è sempre la stessa: devi cambiare.

Cambiare significa che devi mettere in campo delle azioni che spezzano la routine e ne creano un’altra più propizia, perché una delle definizioni più azzeccate, erroneamente attribuita ad Albert Einstein è che:

Se continui a fare le stesse cose, otterrai sempre gli stessi risultati.

Conosco la natura delle obiezioni che mi vengono poste.

Eppure, la storia dell’uomo, e parlo della quotidianità ripetuta per x all’ennesima potenza, dimostra che l’eccezione non deriva dall’eccezione, ma dalla regola.

E questo è tanto vero che ti porto sul terreno di un esempio banalissimo che basta a dimostrartelo.

Se ti prendi la briga di leggere le biografie antiche di personaggi famosi noterai che c’è una tendenza ad arricchirle con eventi particolari, sovrannaturali…

…la stella cometa che appare in cielo, un sogno divinatorio, segni inequivocabili di unicità nell’adolescenza.

Sembrerebbe che io stia parlando di Gesù Cristo, ma in realtà sto parlando di Giulio Cesare, un personaggio storico altrettanto documentato slegato dall'esperienza religiosa.

Questo schema narrativo è presente in tante altre biografie e ha un unico scopo: togliere la patina di regolarità e normalità a personaggi che si sono rivelati eccezionali in età adulta.

Cosa vi dice questo? Che spesso i grandi talenti, i grandi geni, i visionari escono dalla palestra della regolarità.

La differenza la fa che in un dato momento queste persone hanno saputo cogliere il senso della loro vocazione, indovinandola (Cesare poteva diventare un oratore, ne aveva i mezzi, ma ha capito in tempo che era un animale politico) e dedicandosi ad essi con pazienza ed ardore.

Cioè, in ultima analisi, migliorandosi giorno dopo giorno, non considerandosi mai davvero arrivati.

Perché l'azione è il vero motore del cambiamento

Nelle storie di successo, diciamo quelle speculari al “tutto va male”, almeno come risultato, il valore dell’azione è inestimabile.

Abbiamo a che fare con persone che agiscono, che non sognano ad occhi aperti, che definiscono un obiettivo, lo programmano, ma non si limitano a quello. Invece vanno dritte al sodo fin dal primo istante, passando subito all’azione.

Se questo assioma è valido nel caso positivo, io credo che possa essere considerato valido anche nell’analisi dei comportamenti che determinano un fallimento o una serie di fallimenti.

Purtroppo, tante persone sono portate come per una sorta di predisposizione, all’auto-commiserazione e questo comporta degli effetti collaterali: la ricerca del benessere interiore e del successo personale si rattrappisce fino al punto di diventare una ricerca di attenzioni.

L’ego anziché restringersi per dare spazio alla creatività, alla voglia di imparare, al desiderio di esprimersi… cresce a dismisura, ma in sproporzione ai risultati ottenuti.

Certo, ci sono persone a cui va davvero tutto male. Pensiamo a quelle coinvolte in grandi tragedie, che perdono tutto e non riescono a risollevarsi perché non hanno più le possibilità di farlo.

Ma è anche vero che le persone che “dichiarano” che va tutto male, spesso non fanno nulla per cambiare le cose. Insistono nella routine quotidiana perché non hanno sufficiente autocritica per capire che il problema è all’interno e non all’esterno.

Questo le porta a far avverare la profezia: le cose andranno male semplicemente perché non si fa mai nulla per farle andare bene, proprio a causa della mancanza di autocritica, della capacità di giudizio, dell’estremo narcisismo e chi più ne ha, più ne metta.

Comprendo comunque lo stato psicologico che determina questa visione della realtà, che ha come unica conseguenza quella di travolgere tutto e tutti.

Lo comprendo, ma se la risposta è l'inerzia, non puoi aspettarti granché.

La resistenza al cambiamento deriva da tanti fattori:

  • I sensi di colpa
  • Sentirsi troppo legati a certe persone
  • Gli errori del passato
  • La scarsa autostima
  • L’attribuire un eccessivo peso al giudizio o alle azioni delle altre persone
  • Voler risolvere l’irrisolvibile
  • Considerare irrisolvibile il risolvibile
  • Il procrastinare su decisioni vitali
  • Pensare che i problemi non economici abbiano comunque natura economica o che potrebbero essere risolti con molti più soldi
  • Non avere energia e lucidità mentale
  • Non riuscire a capire come funziona la vita nei suoi elementi essenziali
  • Aggrapparsi a relazioni deboli fintanto che non si riesce a raggiungere un obiettivo che non si raggiungerà mai

Nelle interazioni con le persone viene fuori quasi sempre lo stesso quadretto. Alcuni insoddisfatti cronici o pessimisti totali, che definiscono la loro vita una sequenza di eventi che prendono una brutta piega, mi dicono:

“Ci ho provato”, “ho cambiato”, “mi sono comportato così anziché così”, “ho provato anche il contrario, ma non è cambiato nulla”.

La verità è che conta anche la qualità delle azioni che fai.

Ma non solo: andando a verificare bene se va tutto male, spesso riscontro che ad andare male sono una o due cose, che non si riesce a mettere a posto per le resistenze di cui ho scritto sopra.

Il classico sempreverde, la vera madre di tutti i problemi, è l’incapacità o la non possibilità di avere relazioni personali più che soddisfacenti.

Se andiamo a ridurre ai minimi termini le problematiche quotidiane delle persone, ci si ritrova sempre di fronte all’amore, all’affetto… ovvero all’incomprensione, alla delusione, alla mancanza di attenzioni e di supporto.

Quando va così la salute ne risente... l'aspetto fisico idem. Si trova soddisfazione e conforto nel cibo, nell'alcol, nella pigrizia, nella solitudine.

Anche questo è normale: tutta la nostra vita ruota intorno al rapporto con gli altri, fin da quando si è bambini. L’uomo è un animale sociale.

La sua stessa impronta sulla terra – ciò che costruiamo: luoghi di culto, palazzi, città, ponti, mezzi di collegamento, strade, ferrovie – testimonia questo enorme sforzo di comunicare con gli altri e trovare luoghi dove aggregarsi, anche da perfetti sconosciuti. Figuriamoci nel caso delle persone che amiamo.

E c’è dell’altro: tante persone si convincono di essere le uniche ad avere determinati problemi... eppure è sufficiente organizzare un semplice ritrovo di amici per dar vita a delle banalissime conversazioni sul quotidiano che vertono su problemi e questioni sovrapponibili.

Vite in fotocopia che procedono normalmente, tra un ostacolo e l’altro.

C’è chi ha più ostacoli, c’è chi procede in salita, c’è chi ha la vita in discesa e fila via liscio. Ma eliminando gli estremi dal ragionamento, alla fine noterai che vivi gli stessi problemi degli altri, declinati in modo diverso.

Allora, quando tutto va male chiediti anzitutto cosa puoi fare in concreto per cambiare la situazione, per capovolgerla.

Prendi penna e foglio e scrivi una qualunque azione o fatto che potrebbe generare un cambiamento non dico rapido, ma attendibile, nella tua vita.

Non scrivere la vincita al Superenalotto o un avanzamento di carriera o un amore che sboccia all’improvviso. Mantieniti sul terreno del realismo.

Per esempio: un miglioramento nella professione, come una promozione, non penso che arrivi per caso.

Pensa in maniera proattiva: cioè a delle specifiche azioni che una volta messe in pratica portano a quel risultato. Pensa a te che metti in moto la ruota del cambiamento.

Se vuoi conoscere una persona speciale o stare insieme a una persona che conosci o ancora migliorare la tua vita affettiva, esisterà pure un qualcosa che, messo in atto, ti avvicina all'obiettivo. Ecco, mentre ti immagini l'obiettivo, focalizza tutta la tua attenzione su quel qualcosa di specifico.

Pensa al tennista che mette insieme un game una giocata dopo l'altra. Pensa a quanto allenamento, quanto focus ha messo sul servizio o sul dritto. Il risultato è portare a casa un game. Più game vince più set vince, più set vince più partite vince. Più partite vince, più tornei vince

E sono certo che fin dagli esordi abbia sognato di potersi giocare la finale di Wimbledon. Ma ci arriverà partita dopo partita, set dopo set, game dopo game, servizio dopo servizio. 

Focalizzati al massimo su una singola azione che potrebbe migliorare un singolo aspetto della tua vita che ritieni che vada male. Poi ripeti lo schema per tutti quegli ambiti che ritieni siano negativi.

Pensa in modo dinamico, immaginati mentre svolgi quell’azione, immagina che risultato potrebbe produrre, immagina la soddisfazione che potresti ricevere sapendo di avercela fatta.

Immagina e fai. Fai e immagina. Concretizza passo dopo passo l'avvicinamento dell'obiettivo, ma appunto: avvicinati. Non rimanere fermo a contemplarlo.

Fallo per tutto ciò che va male e non vorresti più avere: nelle relazioni, nel lavoro, nella salute, nell'umore...

Solo in questo modo riuscirai a capire che quando tutto va male, l'unica cosa che serve è cambiare.

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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