5 strategie per combattere il malessere e vivere una vita appagante

5 strategie per combattere il malessere e vivere una vita appagante

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Se ti chiedessi che cosa significa esattamente “malessere” probabilmente non sapresti darmi una risposta precisa. Giusto?

 

Eppure tutti almeno una volta nella vita hanno provato una sensazione di “malessere generale”.

Nonostante il malessere sia difficile da descrivere, di una cosa sono certo: le persone sanno descrivere perfettamente la situazione opposta al malessere.

Raramente viene definita semplicemente benessere. Se volessimo riassumere infatti in 3 parole la condizione opposta al malessere sarebbe senz’altro quella di “vivere a pieno”.

Nel video di oggi vediamo 5 strategie per passare dalla prima situazione alla seconda, abbandonare il malessere e iniziare a vivere a pieno.

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Come affrontare le due cause nascoste del nostro malessere?

"Il nostro malessere” può sembrare una frase forte però in realtà lavorando con molte persone, incontrando tantissima gente ed essendo in contatto anche tramite le varie piattaforme su Internet con veramente molte persone, mi sono accorto ahimé che il malessere è molto diffuso e non saprei neanche in qualche modo identificarlo precisamente.

Non sto parlando necessariamente di malattie, sto parlando di una sensazione che fa sì che la maggior parte delle persone mi dia l'impressione che non si sta godendo a pieno la vita. Ecco perché ho insistito tanto e insisto tanto sul concetto di "vivere a pieno”, perché fondamentalmente è questo che dovrebbe essere il nostro obiettivo più profondo ed è anche questo che manca nella vita di molte persone.

Gli scienziati hanno in qualche modo cercato di categorizzare e identificare quali possono essere le cause di questo malessere diffuso nella nostra società e hanno identificato due fenomeni che sono in qualche modo molto collegati tra loro, l'ipervigilanza e l’iposoddisfazione.

Cos'è l'ipervigilanza

L’ipervigilanza, il termine lo spiega già abbastanza bene, vuol dire uno stato di eccessiva vigilanza. Vuol dire che il nostro sistema nervoso centrale che funziona un po' come un radar, quindi è in grado di misurare e valutare costantemente la realtà in cui ci troviamo, l'ambiente in cui ci troviamo e categorizza questa realtà e questo ambiente per valori di pericolosità.

Ecco, il nostro sistema nervoso è molto capace, ma in una società, in un mondo in cui la realtà naturale è ormai inesistente e noi interagiamo tutto il giorno con una realtà trasformata da noi stessi, è un po' poco preciso e percepisce il pericolo anche dove il pericolo non c'è e, quando effettivamente percepisce pericolo, innesca tutta una serie di risposte che sono poi note come "risposte di combattimento e fuga”,  che sono le stesse che metterebbe in atto se ci fosse una tigre ad inseguirti, ma magari invece non c'è la tigre ma c'è solo il fastidio, che dura delle decadi, di un datore di lavoro o di un collega che non ti piace.

Ecco perché una situazione che in termini acuti e momentanei sarebbe anche utile, cioè la risposta da stress, diventa poi nel tempo invece un qualcosa di fortemente dannoso e logorante. Quindi l'ipervigilanza è uno stato in cui ci troviamo quasi costretti dalla situazione ambientale in cui viviamo e che amplifichiamo, magari inconsapevolmente, per via anche delle nostre percezioni, delle nostre elaborazioni, dei nostri pensieri che, invece di smussare gli angoli, molto spesso inaspriscono le conflittualità.

Cos'è l'iposoddisfazione

Il secondo punto è l’iposoddisfazione, cioè questa vaga, latente, ma molto diffusa sensazione tra le persone di non avere mai abbastanza, di non ottenere mai abbastanza, di volere sempre qualcosa in più, di non accontentarsi, di non osservare le cose che la vita effettivamente ti dà perché sei sempre indaffarato in qualche modo a pensare a qualcos’altro, a pensare a quello che ti potrà dare invece il domani perché oggi non basta mai.

Ecco l'iposoddisfazione è un qualcosa che porta a delle alterazioni comportamentali molto profonde, una di queste molto nota, ma che vale la pena citare, è la ricerca di soddisfazione nel cibo, nell’alcol, nella droga... Cioè tutte quelle forme di ricerca di piacere dall'esterno sono causate da una mancanza di piacere che viene invece dall'interno e purtroppo questa è una cosa che si sta diffondendo molto anche tra i giovani, che diciamo molto spesso hanno una incapacità fin dall'adolescenza di godersi le cose belle della vita.

Allora è logico che una strategia per affrontare queste due problematiche, ipervigilanza e iposoddisfazione, dovrebbe idealmente portare a rovesciarle, cioè dovremmo entrare in uno stato di IPOvigilanza e IPERsoddisfazione, che uno potrebbe dire "eh vabbè ma questo è innaturale”,  no non è vero che è innaturale perché in realtà la nostra condizione di base, antica, era probabilmente questa.

Noi pensiamo che fosse il contrario, ma in realtà in un mondo assolutamente spopolato l'uomo primitivo era probabilmente in gran parte della sua vita in uno stato di ipovigilanza. Certo diventava ipervigile in maniera molto elevata in alcune condizioni particolari, per esempio quando c'era un pericolo fisico, ma poi la sua vita era intervallata da lunghissimi periodi di quiete più completa, addirittura agli occhi dell'uomo moderno potremmo dire noia più completa.

Allo stesso tempo la vita era così dura e offriva così poco che la soddisfazione derivava semplicemente dal non morire di fame, da avere un posto dove rifugiarti la notte, da poter accendere un fuoco per scaldarti, quindi le esigenze erano così basse che la soddisfazione era molto alta.

Quindi in realtà noi veniamo da quella condizione lì e il mondo moderno ha un po’ rovesciato questa situazione.

Allora voglio citarti 5 punti importanti che credo possano aiutare a ripristinare un po' un equilibrio tra vigilanza e soddisfazione:

1. Imparare delle tecniche di rilassamento

Non potremo mai evitare nel mondo moderno di essere sollecitati. Nessuno di noi può evitare il traffico, i rumori, gli impegni, i viaggi, gli spostamenti, le tensioni, ma possiamo in qualche modo imparare a controbilanciarle. Ma per controbilanciarle ci vogliono delle tecniche; le tecniche di rilassamento sono scientificamente provate quindi hanno un effetto nel ridurre i livelli di stress e non è altro che un allenamento esattamente come alleni i muscoli e alleni il cuore.

Può essere il training autogeno, può essere la meditazione, può essere il tai chi, può essere lo yoga, può essere anche a modo tuo una passeggiata immerso nella natura. Una volta si parlava di contemplazione, ecco potrebbe essere anche questo.
La cosa importante è capire che è una tecnica e che va ripetuta, ripetuta e ripetuta perché abbia effettivamente un effetto.

2. Potare i rami secchi

Ognuno di noi nel corso della vita si riempie di impegni e alle volte non ci rendiamo conto quali impegni possiamo effettivamente eliminare perché non ci danno nulla e non è una questione di egoismo, è una questione di auto-protezione che sono due cose molto diverse.

Quindi è chiaro che non potrai tagliare tutto, ma ci saranno nella vita tua come nella vita di chiunque altro dei rami secchi che puoi tagliare per liberarti, per dare ossigeno al resto della pianta, perché altrimenti si fa fatica a garantire un equilibrio che porta sì a rispettare i propri impegni, a lavorare, a fare carriera, ma non a discapito del tuo benessere personale, altrimenti poi ti ritrovi un giorno che hai accumulato tutto questo ma non ti sei goduto niente.

3. Soffermarsi sui dettagli

Potare i rami secchi, quindi togliersi un po' di impegni inutili, rende più probabile che tu riesca a soffermarti sui dettagli, a goderti le esperienze.

Quando sei troppo sotto pressione nulla può essere piacevole, anche le cose che veramente potrebbero darti piacere, perché sono fatte in fretta, perché sono fatte con l'ansia che hai altre 10 cose da fare, quindi c'è poca possibilità di sentire soddisfazione anche per quelle cose che ti vengono benissimo e in cui sei bravissimo.

Quindi se sei in grado di tagliare un po' di rami secchi e di liberarti da un po' di impegni inutili, una delle conseguenze importanti sarà sicuramente quella di riuscire a goderti i dettagli.

Un termine che non usiamo mai ma che rappresenta questo è l’oziare, e non fare nulla per qualche minuto.

Oggi veramente ti viene da ridere a pensare a questo: "non fare nulla per qualche minuto?”. In realtà una volta questa era una cosa comune; sedersi su un prato, appoggiare la schiena su un albero, guardare il panorama, stare lì per un po' e non fare niente. Cosa succede quando ti permetti questo? Ti accorgi dei dettagli, ti accorgi dei colori, ti accorgi degli odori, dei profumi, ti accorgi di tutte quelle cose che scompaiono quando sei sotto pressione.

4. Darsi degli obiettivi giornalieri finalizzati alla soddisfazione e all'appagamento

Se riesci ogni giorno a pianificare qualche cosa che ti porti a sentire una profonda soddisfazione e un profondo senso di appagamento hai sicuramente nel tempo un effetto sui tuoi livelli complessivi di soddisfazione nella tua vita. Questo è un punto molto importante e può essere anche in un certo senso studiato a tavolino. Pensa se ogni giorno per esempio tu ti prefiggessi di dare un aiuto a qualcuno, per esempio, anche una cosa piccolissima, pianificata però. Pensa che livello di soddisfazione ti viene da quello.

Sappiamo da molte ricerche in ambito psicologico che l'aiutare gli altri è una delle cose che dà più soddisfazione agli esseri umani. Ecco ma se sei appunto senza tempo tutto ti sfugge e l'ultima cosa che ti viene in mente è aiutare qualcun altro.

Prova a pensare a una piccola cosa da pianificare nella tua giornata che ti permetta di contribuire, di dare qualcosa agli altri e quindi, come contraccambio, di ricevere tu un aumento del senso di soddisfazione.

Potrebbe essere anche semplicemente aiutare tuo figlio a fare qualcosa una volta ogni giorno e vedere quanto contento lo fai e mi viene spontaneo connetterlo col punto numero.

5.  Divertirsi

Il divertimento è l'antidoto più valido per l’ipervigilanza e per l’iposoddisfazione. Divertirsi causa un'immediata inversione di questi due fenomeni; ti senti appagato e soddisfatto come non mai e si abbassa la vigilanza perché se ti diverti veramente, se ridi veramente, se usi il corpo anche nel divertimento significa che sei al sicuro.

I due punti A) fare qualcosa che ti dia soddisfazione contribuendo a qualcun altro e B) divertirsi possono essere associati. Se tu ti dai con l'obiettivo che ogni giorno devi far ridere tuo figlio o tua figlia per almeno 3-4 minuti a crepapelle, per te è un bellissimo modo di divertirti assieme a lui o a lei e hai contribuito alla felicità di qualcun altro, quindi è un'abbinata vincente.

Allora ipervigilanza e iposoddisfazione sono due problemi importanti della nostra società, portano a profonde alterazioni del nostro comportamento perché andiamo a cercare di spegnere il fuoco dell'ipervigilanza e aumentare la soddisfazione con le cose più sbagliate.

Proviamo a lavorare in maniera più sistematica per invertire questi due fenomeni e raggiungere uno stato di vigilanza più bassa e di soddisfazione più alta.

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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