Come combattere l'ipertensione e ridurre lo stress

Come combattere l'ipertensione e ridurre lo stress

Indice

Qualche giorno fa mi è capitato tra le mani l'ennesimo studio legato ai danni dell'ipertensione.

Lo sapevi ad esempio che circa un quarto della popolazione europea è sotto trattamento farmacologico per problemi legati alla pressione arteriosa?

È un dato che riporto spesso. Ed è anche per questo che parlo così tanto di questa grave problematica.

Un numero davvero importante, a cui vanno ad aggiungersi anche tutte le persone che hanno la pressione troppo alta ma non ne sono consapevoli.

Ma da cosa dipende l'ipertensione?

L'innalzamento della pressione arteriosa (che come sappiamo porta all'ipertensione) è sicuramente associato ad una serie di fattori comportamentali come il fumo o la sedentarietà, ma il principale indiziato è lo stress.

Guarda il video di questa settimana per scoprire come ridurre lo stress e combattere l'ipertensione!

PER APPROFONDIRE: Come capire se sei sotto stress

L'ipertensione è il fattore di rischio principale per l'infarto e l'ictus.

Eppure se ne parla poco e moltissime persone non sono nemmeno consapevoli di essere a rischio.

Il mio primo consiglio, quindi, è quello di monitorare costantemente la tua pressione arteriosa.

Il secondo è di informarti a riguardo e quindi di guardare il video per approfondire insieme l'argomento.

Buona visione!

 

TRASCRIZIONE DEL VIDEO

Qual è la vera causa dell’ipertensione?

Non c'è ombra di dubbio che l'ipertensione sia un problema molto serio. Devo dire serio e anche piuttosto trascurato, nonostante sia il fattore di rischio numero uno per l'infarto e per l’ictus, due patologie che ovviamente portano alla morte di moltissime persone ma anche purtroppo a tante disabilità.

Partiamo col definire che cosa significa essere ipertesi, significa avere una pressione arteriosa costantemente al di sopra di 140/90. Ciò non significa che è tutto quello che è sotto i 140-90 sia un valore ideale. Questo è un valore soglia che definisce la patologia, il valore ideale dovrebbe stare attorno ai 115/120 su 75/80 tanto per intenderci. Le persone che complessivamente hanno la pressione arteriosa non regolata in maniera ottimale sono davvero tante.

Ho parlato di due numeri, 140 e 90. Il primo viene detto pressione sistolica ed è espressione in particolare della capacità di pompa del cuore. Il secondo viene detto pressione diastolica e diciamo è espressione di quanto rigidi sono i nostri vasi. In ogni caso, che si tratti di una ipertensione che comprende sia il versante sistolico che quello diastolico o si tratti soltanto di uno dei due parametri non ottimamente regolato, il concetto importante è capire che significa che la pressione interna dei vasi diventa eccessiva e crea dei danni, crea delle infiammazioni, crea delle microlesioni all'interno dei nostri vasi che poi con il tempo diventano problematiche.

Si stima che in Europa circa un quarto della popolazione sia sotto trattamento farmacologico per problemi legati alla pressione, quindi un numero di persone veramente alto. A queste ovviamente si vanno ad aggiungere tutte quelle persone che hanno la pressione alta ma che non sanno di averla perché chiaramente, almeno fino ad un livello estremamente grave, questo risulta essere un problema in larga misura asintomatico.

Quindi se le persone non fanno dei controlli, se le persone non si misurano regolarmente i livelli di depressione è molto probabile che non sappiano assolutamente se hanno la pressione alta o la pressione bassa. L’ipertensione è ovviamente associata ad una serie di fattori che sono tutti, guarda caso, comportamentali, ossia la pressione aumenta in funzione dello stile di vita che adottiamo e sappiamo da molto tempo che c'è un impatto importante dovuto al consumo di sale, ad un certo tipo di grassi in eccesso, di zucchero e ovviamente gioca un ruolo importante anche il tabacco, l’uso eccessivo di alcol e chiaramente la sedentarietà, perché uno dei fattori che aiuta a regolare la pressione in maniera ottimale è l’attività fisica.

Anche per mia esperienza personale posso dire che c'è un fattore che viene sempre spesso trascurato, sia nell'ambito medico, che da parte del paziente, che è il fattore stress. La pressione arteriosa è in realtà soprattutto espressione dello stato di vigilanza in cui l'organismo si trova. Mi spiego meglio! Noi siamo tutti tarati per identificare il pericolo. Da un punto di vista evolutivo il nostro sistema neurologico funziona come un radar, in un certo senso perlustra il territorio in cui viviamo per identificare i pericoli.

È chiaro che ci sono stati grandi cambiamenti nella nostra storia evolutiva, da una situazione in cui il pericolo era prevalentemente fisico, facilmente identificabile e piuttosto raro, siamo passati ad un'epoca in cui, in realtà, le fonti di pericolo sono per lo più di tipo psicosociale, sono difficili da identificare, ci circondano più o meno durante tutta la giornata, anche in funzione di quanto noi le vogliamo identificare come fattori che causano pericolo o no, a livello conscio o livello inconscio.

Questo stato di più o meno alta vigilanza è strettamente connesso con il livello di pressione arteriosa che la persona avrà. Non c'è da stupirsi perché l'aumento della pressione, così come l'aumento della frequenza cardiaca, sono risposte fisiologiche che mettono il corpo nella condizione di combattere. Non c'è niente di strano che davanti a una percezione di pericolo, la pressione aumenti. Basti pensare ad alcuni esperimenti molto interessanti che secondo me ci fanno capire molto bene il ruolo che lo stress, la tensione, la percezione del pericolo hanno nel regolare la pressione arteriosa.

Per esempio è stato visto che, quando i bambini passano dalla esclusività delle cure materne alle prime esperienze all'asilo nido, poi all'asilo la pressione sistematicamente aumenta. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che nel momento in cui il bambino si sente meno sicuro, perché appunto non protetto esclusivamente dalla mamma, nel momento in cui deve cominciare ad interagire con altre figure che non conosce così bene e soprattutto che non ha ancora valutato così bene, perché non ha esperienze che confermino “ok posso fidarmi di questa persona”, ecco che la pressione automaticamente tende ad aumentare.

È logico che le terapie farmacologiche sono fondamentali. Ci sono delle situazioni in cui non si può fare a meno di terapia. È logico anche che è fondamentale curare lo stile di vita, l'alimentazione, ridurre il consumo di sale, tutto quello che abbiamo detto è importante, ma non possiamo trascurare il ruolo che ha lo stress, in particolare la percezione di pericolo e la mancanza di una percezione di sicurezza e fiducia, nella nostra vita. Perché questo fattore che è più, se vogliamo, emotivo, se vogliamo percettivo, molto probabilmente crea quella base di alterazione del meccanismo che molto spesso nemmeno le terapie farmacologiche sono in grado di regolare pienamente.

Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo ristabilire delle percezioni che siano più normali. Dobbiamo capire che il traffico non è un leone che ti insegue, che il capo al lavoro, che magari non ti è così simpatico, non ti mette però in pericolo di vita. Dobbiamo essere in grado di ridimensionare la tensione fisica e la risposta che il corpo mette in atto a questi agenti stressanti perché l'organismo, da un punto di vista neurologico ed endocrinologico, quindi per quello che riguarda la produzione di ormoni, ci mette nella condizione di combattere. Aumenta il cortisolo, aumentano le catecolamine; sono tutte cose utili se devi combattere ma se devi passare i prossimi 30 anni in un ufficio che proprio non ti piace molto, non è utile questo tipo di risposta perché passerai 30 anni in una condizione di iperattivazione, un po’ come se decidessi di attraversare tutta l’Europa in macchina in prima marcia.

Non è l'ideale per garantire un futuro sano al tuo motore, quindi oltre a fare tutto quello che abbiamo citato prima, il consiglio che ti do è: inizia a lavorare sui tuoi livelli di stress, inizia a percepirli, evita di rispondere con le solite risposte “ma tanto sarà stress, siamo tutti stressati, non c'è niente da fare”. Non è vero che non c'è niente da fare, puoi iniziare a meditare, puoi iniziare a fare training autogeno, puoi iniziare a fare yoga, puoi iniziare a ritagliarti del tempo per stare a contatto con la natura, puoi iniziare a spegnere ogni tanto il telefono e a guardare invece il panorama.

Puoi iniziare a respirare con più calma, con l'addome per abbassare i giri del motore, puoi iniziare a scrivere un diario che ti fa riflettere sulle cose che contano davvero nella vita. Magari ti fa sorridere il fatto che non serve arrabbiarsi se sei fermo in mezzo al traffico perché, come dico sempre, se sei nel traffico, sei tanto la vittima quanto la causa del traffico.

Tutto può essere relativizzato, ma tutto questo passa attraverso la solita parola magica: la pratica! Nulla accade se non lo fai accadere tu e nemmeno le terapie farmacologiche funzionano come un miracolo. Certamente se vogliamo interagire e migliorare la nostra fisiologia, non accadrà la prima volta; non commettere l'errore di pensare “ho provato a meditare, l'ho fatto tre volte, non ha funzionato e ho smesso”. Continua a praticare, continua a credere che funzioni. La ricerca dimostra che queste sono pratiche molto utili e contribuiscono in maniera significativa alla riduzione di un problema importante come quello dell’ipertensione.

 

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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