L'insicurezza è un tratto caratteriale che dipende dall'esperienza e dal condizionamento ambientale.
In un'epoca di costante esposizione sociale con la quale ciascuno è protagonista della propria immagine in pubblico, attraverso i social media, forse può sembrare strano parlare di insicurezza. Eppure, tante persone dichiarano di esserlo e di soffrirne.
Se anche tu ti trovi in questa situazione credo che ti riconoscerai in ciò che scrivo qui sotto.
Anzitutto, per definire al meglio l'insicurezza, ti rimando al post "I comportamenti che denotano insicurezza", nel quale puoi verificare se sei una sorta di insicuro inconsapevole.
L'insicurezza nasce da una voce interiore che ti sconsiglia di fare determinate cose o ti ricorda la tua reazione l'ultima volta che hai agito in quel modo.
Se sei insicuro di voler intraprendere un'azione non è perché manchi di informazioni adeguate. Anzi, il tipico comportamento dell'insicuro lo si denota proprio dall'incapacità di passare dalle parole ai fatti. È informato, ma non va oltre.
Le informazioni a disposizione lo predispongono all'azione, ma non succede nulla.
L'insicuro soffre di una condizione particolare. Vorrebbe correre con le proprie gambe, ne avverte la necessità e il bisogno, desidera farlo e poi, misteriosamente, si blocca.
Ma il mistero è presto svelato. La voce interiore che gli raccomanda di non fare nulla è quella dell'esperienza.
L'esperienza però non è solo l'archivio delle azioni o delle emozioni del passato. È più utile, e quindi più subdola a un certo livello, perché racchiude anche le reazioni e i giudizi. E concorre a modellare il cervello, cioè a rinforzare quei collegamenti che ci sembrano più utili.
Così potresti facilmente essere insicuro per cose del tutto normali, come:
E questa insicurezza proviene dall'esperienza, cioè dal fatto di aver vissuto in prima persona delle situazioni negative che hanno accresciuto la tua disistima. Un giudizio malevolo sul tuo lavoro, una presa in giro sul tuo aspetto fisico... alcune brutte esperienze risalgono all'adolescenza e si propagano fino all'età adulta. Il cervello le rinsalda nel tempo.
Vero è che crescendo tante cose non hanno più senso e solo da grandi ci si sorprende di quanto poco freghi alle altre persone di noi. Questo ha sia lati positivi, sia negativi.
Come individui tendiamo ad avere una scarsa memoria, anche se ci illudiamo di poter ricordare tutto.
Invece, nel trascorrere del tempo, cancelliamo intere giornate. Non siamo in grado di ricordare con esattezza ciò che abbiamo fatto ieri, in sequenza. E questo è un bene: il cervello ha bisogno di tante calorie per funzionare e non può sprecarle in futili ricordi.
Il punto è capire quanto margine abbiamo nella gestione di esperienze che, per la loro natura, possono lasciare delle tracce indelebili, aumentando il senso di insicurezza.
Questo ci porta a far conto su quella parte del cervello primordiale, incaricata di preservare le risorse e limitare i pericoli esterni. Lo stress è un tipo di risposta.
Un altro è la tendenza a procrastinare. Cioè a contenere l'esuberanza per il momento e rimandare, scegliendo la via più prudente.
Un altro ancora è quello di svalutare i sentimenti e le emozioni per paura di affrontare le conseguenze sul piano affettivo.
La timidezza nasce in un contesto esterno, di rapporto con gli altri. È un modo di essere. La persona timida si sente piccola, eccessivamente stimolata dall'ambiente esterno e reagisce cercando di non dare nell'occhio. Si sente a disagio, ma non avverte un pericolo.
L'insicurezza ha più spessore e lo rileva anche l'etimologia della parola: "non sentirsi al sicuro", in ogni senso.
I due stati non sono esclusivi.
È possibile che una persona sia timida perché insicura o che un'altra sia insicura e niente affatto timida.
Il timido tiene per sé la propria incapacità di compiere un'azione o di affrontare un evento (nella maggior parte dei casi sopporta il disagio e lo somatizza), mentre l'insicuro scarica sugli altri la propria impossibilità di agire.
L'insicurezza ha a che fare con l'evoluzione, proprio come la paura a cui si ricollega. Ma gli habitat contemporanei sono molto più sicuri delle prime fasi della conquista dei territori da parte della nostra specie.
Per cui questo residuo ancestrale in realtà si sta lentamente adattando ai pericoli reali attuali, ma ci vuole tempo, molto tempo (ad esempio: non avvertiamo come davvero pericoloso guidare o volare in aereo perché sono tecnologie piuttosto recenti. Se ci pensi bene sembrano due autentiche follie. L'aereo è un tubo di metallo ad aria pressurizzata, che viaggia ad altissima velocità all'interno di un fluido freddo e rarefatto).
Un'altra forma di insicurezza deriva dalla comparazione sociale. L'uomo è un animale sociale per definizione e i social media hanno solo acuito questa caratteristica che impone un costante confronto, una competizione per le risorse materiali e immateriali.
Anche in questo caso, nei tempi antichi, la competizione sociale era indispensabile per assicurarsi che gli uomini più forti e capaci assumessero la leadership del gruppo: era necessario sopravvivere, cioè mangiare, raggiungere la maturità sessuale e riprodursi.
Ora, nel confronto sociale, tutto questo è ancora in gioco, ma l'evoluzione culturale lo ha messo in secondo piano, lo tiene in sospeso, come sottinteso e diciamoci la verità, per la gran parte di noi, non è più una questione di vita o di morte. Però può far danni, soprattutto fra i più giovani.
Gli status sociali cambiano, la concorrenza avviene su terreni più instabili. Il numero di follower su Instagram, per un ragazzo degli anni 95 / 10, può valere quanto il possesso di una macchina di grossa cilindrata per un coetaneo degli anni 70 o 80 del secolo scorso.
Il paradigma è ancora valido, forse oggi è più spietato e irrazionale.
Un altro motivo di insicurezza può essere prodotto dalla mancanza di autostima cronica, dalla costante svalutazione di se stesso, dall'eccessivo affidamento al giudizio altrui, dall'incapacità di comprendere che a un certo punto della vita tanti eventi sono al di fuori del nostro raggio decisionale.
Il primo passo è quello dell'accettazione. Puoi fare tanto per migliorare il tuo aspetto fisico, ma non diventi Brad Pitt o Angelina Jolie dall'alba al tramonto. Ma se quello è il tuo metro di paragone è ovvio che stai sbagliando.
Devi trovare il tuo terreno di competizione per disinnescarla. Accettare che un certo grado di "concorrenza" a ogni livello ci sarà, ma su piani completamente diversi.
Se hai la passione per la bici è molto più probabile trovare qualcuno con cui passare del tempo in un parco che all'interno di un locale. Non so se mi spiego.
Sei in un terreno amico, la competizione è tenue e non dovrebbe metterti in "pericolo".
Oltrepassa la zona di comfort, ma pensandola in maniera attiva come un'opportunità che altrimenti ti stai negando.
Fatti guidare dai tuoi interessi e dalle emozioni collegate ad essi. Elimina la concorrenza strenua su cui non hai interesse ad agire, altrimenti sarai sempre fuori posto.
Il secondo passo è quello di perdonare il tuo passato. Perdonarlo non significa dimenticarlo. Significa andare oltre. Se c'è un peccato capitale della modernità è la perdita di tempo in attività e pensieri futili che non portano alcun beneficio.
Il tempo è prezioso. Mettitelo in testa!
Ti assicuro che la stragrande maggioranza delle persone nemmeno si ricorda di quel famigerato evento che ti ha segnato nel passato; ti confermo che alcune "esperienze", a un certo punto, sono solo nella tua testa e non esistono altrove.
Terzo: se dipendi costantemente dal giudizio altrui o sei in cerca di approvazione e conferma, affidati a te stesso. La tua giornata è una vita in miniatura. Se riesci a organizzarla secondo un piano di progressi misurabili nel tempo, sarai indotto a guardare a ciò che fai tu invece di guardare a ciò che pensano, dicono o fanno gli altri.
Entra nell'ottica del miglioramento personale. Fai in modo che la tua giornata sia l'arena nella quale sfidi il tuo passato e progredisci nel raggiungimento dei tuoi risultati. Misurali giorno dopo giorno e avrai un raffronto che dipende unicamente dalle tue azioni.
Avrai a disposizione un modello di "consenso" interno, che non dipenderà più dagli altri e rinvigorirà la tua motivazione.
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AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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