Mindfulness significa consapevolezza o piena presenza di sé, uno stato di massima concentrazione caratterizzato da una profonda pace interiore. Non esattamente la condizione comune dell’essere umano che molto spesso diventa vittima di ansia, angoscia e abitudini controproducenti.
Allo stesso tempo con il termine mindfulness non si intende solo uno stato ma anche una pratica finalizzata appunto ad aumentare ed amplificare la consapevolezza e la presenza.
Di fatto tutte le forme di meditazione tendono ad espandere la consapevolezza e lo fanno attraverso delle modifiche sostanziali a livello dell’attività elettrica del cervello: le onde cerebrali più tipicamente espressione di attività e tensione lasciano spazio a quelle invece tipiche della calma e della pace. Nel tempo questi cambiamenti transitori indotti dalle sedute di meditazione, diventano dei tratti caratteristici della persona che rimane calma e a suo agio anche al di fuori delle specifiche sedute.
Forse per capire l’importanza del tema della consapevolezza possiamo fare un esempio legato all’alimentazione. Spesso il sovrappeso è la conseguenza diretta di un approccio inconsapevole all'assunzione di cibo. Molte persone non si rendono conto di quanto o cosa stanno mangiando e finiscono con adottare abitudini che sono contrarie ai loro desideri razionali di essere in forma.
In questi casi una classica dieta non è in grado di risolvere il problema perché la persona farebbe molta fatica a seguirla.
Per questo si parla di mindful eating, a sottolineare quanto essere consapevoli dei propri gesti possa cambiare il livello di controllo sulla propria nutrizione e la mindfulness diventa in questo caso un’ottima strategia per migliorare l’alimentazione e regolare il peso.
Come accennato sopra, si potrebbe dire che un stato di maggiore consapevolezza è una conseguenza di qualsiasi pratica meditativa. Con la pratica, tutte le forme di meditazione quindi portano ad un’espansione della consapevolezza e ad una percezione di maggior serenità e calma. Possiamo quindi dire che le varie pratiche rappresentano percorsi differenti per arrivare ad una medesima destinazione.
Il termine mindfulness viene legato però ad una forma specifica di meditazione in particolare per via del lavoro di un ricercatore americano, Jon Kabat-Zinn. Negli anni settanta Kabat-Zinn introdusse la meditazione nell’ambito medico in particolare come strumento di riduzione dello stress e chiamò il suo programma proprio Mindfulness-based stress reduction. Da allora si tende a dare al termine un connotato di specificità anche se in realtà non ha di per sé caratteristiche diverse da altre pratiche meditative.
Sicuramente la mindfulness si è diffusa con successo nel mondo occidentale perché proposta in modo scientifico e senza introdurre concetti spirituali, filosofici o religiosi. In sostanza viene suggerita come una pratica, una sorta di allenamento della consapevolezza.
Normalmente il nostro cervello nello stato di veglia presenta una preponderanza di onde Beta (14-30Hz). Nel sonno profondo invece le onde rallentano e vengono dette Delta (0.1-3.9 Hz). Esistono però altre frequenze meno comuni. Le onde Alfa (8-13.9 Hz) tipiche del dormiveglia, le onde Gamma (30-42Hz) che emergono negli stati di forte tensione e le onde Theta (4-7.5 Hz) tipiche del fase REM del sonno. Durante la meditazione la frequenza delle onde cerebrali si stabilizza tra i 7 e 19 Hz, ossia tra le onde Alpha e le onde Theta, dando vita ad uno stato di quiete e rilassamento.
La pratica rende lo spostamento delle onde cerebrali più facile e fluido e con il passare del tempo gli stati momentanei di calma generati durante le sedute, diventano tratti caratterizzanti il mondo interiore della persona che rimarrà sempre più calma e in pace di una persona non abituata a meditare (qui ti spiego come iniziare).
La mindfulness si fonda sui medesimi principi di altre forme di meditazione ma è stata svestita dei connotati spirituali e religiosi per via dell’utilizzo nel contesto medico occidentale. Spesso viene svolta con degli istruttori come guide in un luogo tranquillo, seduti per terra o su dei cuscini o anche su una sedia ma senza appoggiare la schiena allo schienale per evitare che una posizione troppo comoda permetta di addormentarsi. Si tengono gli occhi chiusi e ci si concentra esclusivamente sul respiro, anzi sui movimenti dell’addome con il ciclo respiratorio. All’inizio si ripete questa semplice procedura per circa 10 minuti. La chiave di tutto è di non forzare, di limitarsi ad osservare e a percepire senza voler intervenire controllando il respiro. Come ogni forma di meditazione anche la mindfulness si fonda sul lasciare andare, sul far accadere il respiro piuttosto che sul controllarlo.
Questo approccio viene descritto come un programma completo di 8 settimane che implica incontri settimanali di circa 2 ore e una giornata intera di ritiro tra la sesta e la settima sessione. Inoltre all’allievo viene richiesto di praticare almeno 45 minuti di meditazione 6 giorni alla settimana. Nelle sessioni si inseriscono anche esercizi di body-scanning (concentrare l’attenzione sulle varie zone del corpo, posizioni yoga oltre che la pratica del non giudizio, dell’accettazione e del lasciare andare. Quando si parla di MBSR è importante tenere presente che la meditazione è solo una parte dell’approccio proposto da Kabat-Zinn.
In una fase più avanzata, questa concentrazione calma sul proprio respiro viene abbinata anche ad altri esercizi, in genere presi dallo yoga e svolti singolarmente o in gruppo. In questo caso la consapevolezza diventa anche percezione del movimento e delle posizioni del corpo.
La consapevolezza può essere poi allenata in altri modi anche nel corso della giornata in maniera meno strutturata, concentrandosi su specifici dettagli come l’aria sulla pelle, il movimento delle foglie su un albero o lo scorrere dell’acqua di un fiume.
L’insegnante di mindfulness viene definito un facilitatore in quanto facilita l’emergere della consapevolezza del suo cliente senza forzare o istruire ma accompagnandolo nell’esperienza che sta vivendo. Può essere utile lavorare con un facilitatore in quanto può correggere impostazione errate e notare un’eccessiva tendenza al controllo da parte del cliente.
La meditazione e la consapevolezza sono strumenti fondamentali del metodo Ongaro®, un approccio che ha come obiettivo quello di facilitare la salute, la crescita e il miglioramento personale. Nel Metodo Ongaro® si ritiene che il potenziamento della propria consapevolezza non abbia solo un effetto di riduzione dello stress e della tensione ma sia uno strumento fondamentale per trovare senso di scopo e desiderio di crescita a lungo termine. È tramite un’aumentata consapevolezza che le persone danno vita alla loro versione migliore.
La mindfulness quindi si ritrova come argomento in vari corsi del Metodo Ongaro®:
AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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