Nelle relazioni umane il fatto stesso di vivere all'interno di un rapporto stabile, non significa che ogni giorno la coppia si completi a vicenda. Né che ci sia la complicità iniziale. Una delle frasi che sento spesso, di lamentela, all'interno di ménage piuttosto rodati è che a volte si dà tutto per scontato. Compreso l'affetto.
Questo dipende da vari fattori. Innanzitutto il tempo lavora a favore dell'abitudinarietà.
Anche il nostro comportamento preferisce questa strada. L'uomo, come specie, è programmato per attivare scorciatoie e sfruttarle giorno dopo giorno, allo scopo di risparmiare risorse, prendere decisioni rapide e dirottare l'impegno verso aspetti che richiedono una maggior cautela.
Complicità e intimità sono due facce della stessa medaglia e contribuiscono a trasmettere quella sensazione di complementarietà nelle coppie, da quelle appena formate a quelle storiche, che resistono nel tempo.
Qual è il segreto di una coppia che funziona?
Si domandano spesso i magazine e i siti di settore. In realtà non c'è un segreto che vale più degli altri.
Le coppie di lunga durata spesso si reggono su poche cose semplici, come dei cenni d'intesa, una certa flessibilità nell'accettare pregiudizi e difetti, l'affetto e la stima reciproca, il rispetto.
Rimane il fatto che stare in coppia non assicura che i partner si completino. Gli ingredienti che funzionavano dieci anni prima possono essere inutili adesso, perché cambiano gli eventi, i comportamenti, le situazioni e persino le condizioni economiche.
Tutto ha un peso.
Andare d'accordo però non basta. Perché in questo caso dietro l'impalcatura della coppia può esserci un compromesso sottinteso, cioè quello di mandarla avanti perché non ci sono alternative.
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In verità, quando manca la complicità manca anche quel senso di completamento che nasce dal sapere cosa l'altro vuole o si aspetta.
Per questo, per riattivare questo circuito di comprensione, di anticipazione e di comfort (la sensazione di sollievo nel sentirsi accanto a una persona che ti capisce), bisogna provare a stare insieme, fare delle cose insieme, cercare di sincronizzarsi.
Le coppie spesso si conoscono sulla base delle stesse frequentazioni o degli stessi interessi (a volte all'interno dell'ambiente di lavoro).
Questo fattore di condivisione è spesso la molla iniziale anche nelle conversazioni che determinano la conoscenza, la scoperta dell'intimità e la complicità. Per cui non è sbagliato cercare di coltivare nuovi interessi in comune.
Ad esempio, l'amore per le camminate, per le vacanze in camper, per la palestra, per la lettura. Tutto aiuta a ristabilire complicità perché è una cosa piacevole che si fa insieme. Le coppie che perdono complicità, e poi intimità, sono contraddistinte da interessi divergenti tra i partner.
La perdita di intimità può portare, alla lunga, alla perdita di complicità e viceversa. Ma non bisogna rimanere passivi, è necessario capire se il contatto fisico, il feeling c'è ancora.
L'intimità è un ingrediente fondamentale della vita di coppia e il contatto fisico è il suo linguaggio. Senza contatto fisico manca tanto della comunicazione dell'amore.
Mancano gesti di affetto, carezze, sensazioni che non si possono scoprire altrimenti. Le ricerche hanno dimostrato il potere anti-stress, corroborante dell'abbraccio e del contatto tra le mani. Lunghe passeggiate mano nella mano possono aiutare, così come abbracciarsi quando ci si rivede dopo una giornata di lavoro. Anche baciarsi e tenersi stretti aiuta.
Le coppie complici sanno utilizzare la gratitudine e il perdono. La gratitudine è importante per apprezzare le piccole cose, rendersi conto che non c'è nulla di scontato. Inoltre, immette ottimismo nella coppia, immette buoni sentimenti, gentilezza, che sono le basi per il rispetto.
Quando manca il rispetto, infatti, mancano i presupposti per una relazione sana e duratura. Il perdono è importante perché consente di andare oltre, riparando le crepe che ogni tanto si aprono.
Non esistono costruzioni stabili per sempre, bisogna intervenire per sistemare quando serve. Chiaro che ognuno di noi ha una propria scala di valori ed esistono atti che consideriamo imperdonabili, ma per esperienza posso dirti che la maggior parte delle discussioni si genera su aspetti trascurabili.
Non c'è cosa migliore del sentirsi apprezzati dalla persona che ami. E in una coppia complice le difficoltà del partner diventano le difficoltà della coppia, da superare insieme.
Una coppia complice e felice è caratterizzata dal supporto, dal compiacimento per i risultati raggiunti da uno dei due partner. Il marito che è orgoglioso dei risultati raggiunti dalla moglie e viceversa. Questo sembra proprio un segno di apprezzamento costante presente nelle coppie più felici.
Non esiste un amore scontato e incondizionato: l'amore non è fatto di sé stesso. C'è sempre un motivo per cui una coppia sta insieme.
Anzi, è una sommatoria di motivi, alcuni legati alla sfera dell'attrazione, altri a quella della comprensione, della simpatia, dell'affinità caratteriale. L'amore si regge su delle equazioni: è affetto più gentilezza; affetto più empatia; rispetto più capacità di gratitudine e di perdono; affetto più intimità; attrazione e condivisione; intesa e comunicazione.
Per cui non si dovrebbe mai dare per scontato. La mancanza di rispetto porta inevitabilmente al deterioramento del rapporto. Se non c'è intesa e comunicazione la coppia smette di parlarsi e di fare cose insieme.
Se manca l'attrazione si torna nell'alveo di un rapporto di amicizia che si regge su compromessi estranei alla vita di coppia. Se l'empatia è assente ogni discussione potrebbe generare una lite, il mancato riconoscimento dei risultati altrui può portare estraniamento, solitudine, tristezza.
Un comportamento passivo-aggressivo si basa sul silenzio, sui colpi bassi, sul rancore, sulle cattive intenzioni, sul senso di rivalsa che può sfociare in disprezzo aperto.
Ad esempio: essere sempre in disaccordo con osservazioni su argomenti banali, un eccessivo sarcasmo seguito da scuse non sincere, silenzi prolungati, manipolazione continua attraverso il vittimismo, l'esagerazione. Incolpare sempre gli altri, scatenare il senso di colpa negli altri, richiedere un eccesso di attenzione.
Ma anche procrastinare, non decidere mai, complicare qualsiasi cosa per prendere tempo e infastidire. Sabotare ogni piano altrui, dire sempre NO, fare programmi da solo, minacciare isolamento, minacciare di agire in un certo modo, attribuirsi tutte le colpe per scaricarle sull'altro e promettere vendetta. E chi più ne ha, più ne metta.
In definitiva, una relazione sana, ricca di intimità e complicità, si basa sull'idea stessa della relazione.
Cioè sul come ti vedi insieme a una persona, su che obiettivo stai perseguendo, che poi alla fine è comune tanti: stare bene insieme, avere una persona a fianco di cui fidarsi, ricevere e dare supporto, creare un rapporto duraturo sia fisico che emotivo, condividere e allo stesso tempo non oltrepassare i confini del rispetto personale, parlare, comunicare anche a gesti.
Se ti trovi in una relazione priva di complicità alla quale tieni, probabilmente devi provare a investire di più nel rapporto.
Immagina una vita in cui il rapporto con il tuo partner è ricco, piacevole e, soprattutto, orientato alla crescita. Una vita dove incomprensioni, tensioni, contrasti sono ridotti al minimo. Non sarebbe bellissima?
Con le ultime scoperte nel campo della neurobiologia, puoi imparare a gestire la tua relazione e a trasformarla nel rapporto che sogni.
AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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