Paura della solitudine? Ecco 4 passi per superare il timore di stare da soli

Paura della solitudine? Ecco 4 passi per superare il timore di stare da soli

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La paura di restare soli riguarda un po’ tutti noi, con tempi e in momenti diversi, per ragioni diverse. Infatti, chiunque può sperimentare la solitudine come condizione non voluta: un lutto, una separazione, la rottura di un’amicizia, il trasferimento in una città nuova in cui non si conosce nessuno.

Uno studio ha dimostrato come la solitudine non voluta può alterare le funzioni cognitive e i volumi di alcune aree del cervello.

Si tratta di situazioni destabilizzanti: ci lasciano con una sensazione di infelicità e vuoto interiore che ci spaventa e non sappiamo come colmare.

Cos’è la paura della solitudine?

È una condizione di ansia o intenso disagio che identifica nella solitudine un ampio spettro di paure, alcune ancestrali, che rientrano nell’evoluzione della specie umana. 

La paura di rimanere soli è diventata il male del nostro secolo. In un mondo iperconnesso, aumenta sempre più la necessità di essere cercati, amati, rassicurati e gratificati dagli altri. 

Inoltre, quando mancano solide basi di autostima o capacità di saper gestire le emozioni, l'ansia della solitudine si alimenta e fa perdere di vista i propri obiettivi e la tendenza a saper scegliere il meglio per sé.

Paura di restare soli: che valore ha nella società di oggi?

Indubbiamente, esperienze come la pandemia, l’isolamento e il distanziamento sociale possono aver acuito questa condizione per molti di noi, aggravando ancora di più il peso della solitudine e mettendone in evidenza solo i lati negativi.

C’è chi si lascia condizionare seriamente dalla paura della solitudine e la vive con grande malessere, angoscia e sofferenza nella vita di ogni giorno.

Eppure, vorrei rassicurarti e dimostrarti che bisogna imparare a stare soli: è un tempo prezioso per conoscersi meglio, guardarsi dentro, migliorarsi e crescere interiormente

Per capire come superare la paura della solitudine tramite un buon lavoro interiore, vediamo insieme di conoscere a fondo questa condizione emotiva.

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Perché si ha paura di stare soli?

Per motivi evoluzionistici legati alla sopravvivenza, gli esseri umani hanno paura del rifiuto e di essere allontanati, restando soli. 

Qual è la motivazione alla base di questo comportamento? Devi sapere che, all’epoca dei nostri antenati, conservare legami di protezione e collaborazione con il proprio gruppo sociale era essenziale per la sopravvivenza dell’individuo e dell’intera specie. Dunque, essere esclusi e allontanati costituiva un rischio concreto per la propria vita.

Il nostro cervello si è quindi evoluto, identificando come una seria minaccia l’eventualità di essere respinti, isolati, dimenticati, e quindi di restare soli. 

Questa strategia evolutiva si manifesta con segnali di stress da separazione e motivazione alla ricongiunzione. Rimanere con gli altri e creare connessioni per prevenire l’esclusione ha perciò acquisito un’importanza vitale. 

La persona deve essere in grado di creare relazioni, appartenere a un gruppo senza subire un allontanamento. Alla luce di tutto ciò possiamo proprio affermare che rimanere soli spaventa per natura.

Invece, in altre situazioni, la paura non è antica ma attuale. Ciò accade soprattutto in seguito a un lutto o a un divorzio: qui la solitudine si identifica con il fallimento, la frustrazione, la paura del cambiamento

In altri casi ancora, la solitudine ha a che fare con l’idea del futuro. Quindi, la paura riguarda uno scenario in cui ci si immagina soli negli anni a venire, senza la possibilità di condividere la maturità e il resto della vita.

Ti invito a guardare con attenzione questo video, nel quale ti spiego come trovare il coraggio di cambiare:

 

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Monofobia: quando la paura di restare soli diventa patologica

La monofobia, nota anche come “autofobia”, è una condizione di disagio mentale basata proprio sul terrore ossessivo di rimanere soli

Si tratta di una vera e propria fobia della solitudine, che non si fonda su alcuna minaccia o rischio concreto. 

Le persone che ne soffrono possono sì capacitarsi di come i propri timori siano irrazionali, ma malgrado ciò non riescono a controllarne i sintomi

La paura patologica della solitudine può causare angoscia in previsione di trascorrere particolari momenti o periodi da soli o senza una persona specifica, di essere abbandonati dai propri cari. 

Quando viene lasciata sola, la persona che soffre di monofobia può sperimentare alcune sensazioni caratteristiche:

  • profondo senso di insicurezza e di minaccia imminente, 
  • paura intensa che può sfociare in attacchi di panico
  • mancanza di respiro e sensazione di poter morire, 
  • stato di confusione mentale,
  • impulso di trovare qualcuno per stare in compagnia

Tutti questi sintomi conducono a mettere in atto comportamenti di evitamento della solitudine, cercando di trovare continuamente compagnia o trattenendo a tutti i costi le persone anche quando non è possibile.

In questo modo è assai probabile che si inneschino non solo dipendenze relazionali, ma anche forti tensioni nei rapporti interpersonali (amicizia, relazioni amorose, rapporti familiari).

Perché non bisogna temere la solitudine: 5 passi per superare questa condizione

La solitudine non dipende dalla presenza o dall'assenza degli altri, ma è una personale condizione emotiva. Ecco 5 passi per affrontare questa condizione e stare meglio: 

1. Apprezza la noia

Se ci pensi, è qualcosa di rivoluzionario, perché al giorno d’oggi siamo terrorizzati dall’idea di non sapere come riempire i cosiddetti “tempi morti”.

Moltissimi genitori organizzano spasmodicamente il tempo extrascolastico dei propri figli, riempiendoli di attività da fare perché non si annoino, rendendo spesso i bambini iperattivi e incostanti. 

Apprezzare la noia significa poter stare fermi e semplicemente osservare, ed è un tempo prezioso, poiché solo così sarà possibile affinare la propria capacità percettiva, ascoltare le proprie sensazioni, migliorare l’interazione con il mondo esterno. 

È molto importante non sopprimere completamente le qualità umane che ci consentono di vivere la realtà e godere di gesti semplici. Osservare la propria interiorità e comunicare con sé stessi è un importante step del percorso di crescita personale

2. Ascoltati e non fuggire

L’autodialogo è importante, significa saper scegliere come e quando condividere la vita con gli altri. La propria indipendenza emotiva rende liberi da compromessi e situazioni insoddisfacenti. Due strumenti per ritrovare sé stessi senza temere il silenzio della solitudine sono il diario e la meditazione, magari integrati tra loro. 

Mettere nero su bianco le proprie emozioni ed esperienze aiuta a fare ordine, a vedere la realtà con maggiore nitidezza; la meditazione è una pratica preziosissima, sia in situazioni di stress, sia per ritrovare il proprio centro e riconnettersi con la propria parte più intima. 

3. Procedi per piccoli obiettivi

Sono un sostenitore della gradualità. Non sempre la terapia d’urto è efficace, talvolta acuisce il problema. Perciò, non ti dirò di uscire tutte le sere e riempirti di impegni, ma di riprendere confidenza piano piano con gli stimoli esterni. 

Ci sono varie attività che puoi fare in solitaria: una passeggiata, un caffè al bar, una mostra d’arte. L'importante è trasformare le sensazioni di disagio e pericolo in una prospettiva piacevole e vincente in cui sentirti parte del mondo.

4. Non piangerti addosso

L’autocommiserazione non è la soluzione migliore, poiché in qualche modo tende a giustificare e perpetuare lo status quo della solitudine, senza indurti a uscire dalla comfort zone. È invece fondamentale aprirti alle persone, individuando affinità e somiglianze: scoprirai che la tua situazione è superabile e riuscirai a sbloccare tutto ciò che ti frena. 

Una volta imboccata la strada, ti accorgerai dei piccoli, grandi miglioramenti nella tua vita. Tutti gli obiettivi che ti prefiggi possono essere raggiunti con le tue risorse personali, e la tua vita può essere soddisfacente, appagante e felice nella misura in cui accetti di cambiare e migliorare giorno dopo giorno. 

Non sai da dove cominciare? Qui un regalo per te: un manuale gratuito per imparare a gestire la tua mente e le tue emozioni. 

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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