Come affrontare la cosiddetta “ansia da prestazione”? Accade in differenti condizioni: nel contesto scolastico, lavorativo, relazionale. In ogni situazione può subentrare uno stato di apprensione e di dubbio sulle proprie capacità, è normale. Inoltre, un po’ di tensione è positiva, perché porta a dare il meglio di sé.
Tuttavia, alcune persone sperimentano piuttosto frequentemente questo disagio e non riescono a gestire l’ansia. Ciò può diventare problematico nella vita di tutti i giorni, poiché è un impedimento all’accettazione delle sfide e può portare a bloccarsi e a tirarsi indietro dalle situazioni. Vediamo insieme come superare l’ansia da prestazione con alcune tecniche.
Si tratta di una condizione psicologica di intensa preoccupazione, agitazione, tensione inerenti la prestazione in vari ambiti.
Questa condizione include la paura del giudizio negativo, dell’insuccesso, di deludere le aspettative, il timore di non essere all’altezza degli incarichi assegnati o degli obiettivi da raggiungere.
Le situazioni che generano ansia da prestazione possono essere colloqui di lavoro, relazioni interpersonali, esami da superare, partite da vincere.
Il disagio è particolarmente avvertito da persone che correlano la propria autostima a riconoscimenti esterni, come per esempio accade agli studenti con i voti alti.
Questa condizione psicologica può dipendere da svariati fattori personali, relativi alla situazione che in quel momento spaventa la persona: l’oggettivo o presunto grado di preparazione, la consapevolezza delle risorse che si possiedono nei confronti di una determinata prestazione.
Possono incidere anche pregresse esperienze di fallimento che hanno portato la persona a interiorizzare e strutturare convinzioni su di sé diventate autolimitanti.
Un altro fattore predisponente è il perfezionismo, di cui parleremo più diffusamente a breve: le persone perfezioniste stabiliscono (o meglio, si auto impongono) standard molto elevati nel lavoro, nello studio, nello sport, nelle relazioni affettive.
Se questi standard sono disattesi, queste persone possono sentirsi inadeguate, frustrate, insoddisfatte, addirittura prive di speranza o valore, e il malessere diventa invalidante.
In questo video ti spiego tre sintomi e comportamenti tipici di chi è perfezionista:
La persona sperimenta stress, paura, angoscia, sensazione di incapacità, irritabilità, che variano di situazione in situazione e aumentano d’intensità all’avvicinarsi della famosa “prova” da affrontare.
Un altro sintomo è la tendenza a rimuginare prima, durante e dopo la prestazione, sovra interpretando in chiave negativa tutto ciò che viene detto o fatto.
L’ansia da prestazione può interessare differenti ambiti della vita di ciascuno di noi: ambito scolastico, professionale, sportivo, sessuale e relazionale. Vediamoli insieme.
In questo caso, l'ansia da prestazione è caratterizzata dalla continua ricerca di riconoscimento o approvazione da parte degli altri e nasconde la paura di non essere all’altezza delle situazioni sociali (cioè il timore del rifiuto). La persona ha la sensazione di accrescere la propria autostima solo attraverso l’accettazione sociale, mentre in caso di giudizi negativi la considerazione di sé e del proprio valore viene totalmente demolita.
L’ansia da prestazione in ambito sportivo esprime il rapporto tra attivazione emotiva e prestazione. Infatti, una forte ansia può abbassare la concentrazione e lo slancio atletico, peggiorando notevolmente la performance.
L’ansia da prestazione può coinvolgere indifferentemente uomini e donne ed è caratterizzata dalla paura dei rapporti, dal timore di non piacere, di deludere il partner e di non essere all’altezza delle aspettative. In certi casi, l’ansia da prestazione sessuale può determinare veri e propri disturbi psicologici.
Esami, interrogazioni, verifiche, compiti in classe possono diventare un grosso problema. Spesso, chi soffre di ansia da prestazione scolastica fa dipendere la propria autostima da un riconoscimento esterno (un voto alto). L’ossessione del risultato può indurre nella persona il forte timore di perdere l’approvazione e la stima di famiglia e amici.
Nell’ansia da prestazione professionale, la persona vive in uno stato perenne di apprensione con l’idea di non essere all’altezza delle mansioni assegnate o il terrore di ricevere critiche, richiami, deludere il datore di lavoro o i colleghi; molto spesso si teme addirittura il licenziamento. Generalmente, chi ha troppa ansia al lavoro tende a trasferire le proprie frustrazioni in famiglia, col rischio di compromettere le relazioni affettive.
Per superare l’ansia da prestazione, è importante attuare alcune modalità d’azione per uscire da questa difficoltà. Prima, però, è necessario fare un passo indietro e capire quali siano i meccanismi che stimolano quest’ansia da prestazione. Per esempio, eccone tre:
Qual è la condizione soggiacente a questi tre meccanismi dell’ansia da prestazione? Sicuramente la mancanza di autostima che alimenta la costante necessità di avere conferme: sono comportamenti che denotano insicurezza.
Le persone che si trovano in questa condizione mentale partono dunque da una base di scarsa fiducia in se stesse e sono più preoccupate di essere accettate e apprezzate che delle proprie reali necessità e motivazioni.
Probabilmente, sono anche persone che nel corso della vita non sono state abituate al fallimento, forse perché hanno avuto un po’ la “strada spianata” e non si sono trovate a fronteggiare sfide e situazioni nuove.
Parlo di tutto ciò in questo video, nel quale spiego anche come iniziare a superare concretamente l’ansia da prestazione:
Per superare le condizioni in cui ci auto sabotiamo, è necessario un lavoro interiore costante, che aiuti ad affrontare i problemi e migliorare giorno dopo giorno. Iniziamo da tre pratiche virtuose:
Essere in grado di gestire la propria mente e le proprie emozioni è molto importante per sbloccare quell’ansia che ci impedisce di vivere appieno ed essere felici.
Invece, un basso livello di consapevolezza può determinare insoddisfazione e poca padronanza della propria vita.
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AUTORE
Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise
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