Come vincere la solitudine a 60 anni: 4 gesti per ripartire da sé e ritrovare entusiasmo

Come vincere la solitudine a 60 anni: 4 gesti per ripartire da sé e ritrovare entusiasmo

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Ti chiedi spesso come vincere la solitudine a 60 anni? Non devi preoccuparti, poiché la solitudine può diventare tua alleata e cessare di essere quella condizione emotiva invalidante che ti impedisce di vivere a pieno.

Molte persone pensano che la solitudine a 60 anni o dopo i 60 sia necessariamente qualcosa di negativo. In realtà, dipende dalle situazioni. Talvolta, si ha bisogno di restare soli per staccare un po’ dalla routine quotidiana e godersi il tempo in compagnia di sé stessi e delle proprie passioni.

Quando la solitudine è positiva e costruttiva non ci sono problemi, ma se è vissuta come angosciosa, ingestibile e con un costante senso di “minaccia”, allora è il caso di capire cosa cambiare.

Ecco che diventa importante approfondire questo tema e capire come superare la solitudine a 60 anni e oltre, per ritrovare sé stessi e la propria felicità. Si tratta di rimettersi in gioco con un buon lavoro interiore e riportare a galla qualità personali e risorse per troppo tempo rimaste sopite.

Cosa si intende con solitudine?

Partiamo da una curiosità che può rivelarsi molto utile. Per capire la differenza tra stare soli e sentirsi soli, ci viene in aiuto la lingua inglese, che ha una sfumatura interessante.

Infatti, in inglese esistono due differenti accezioni del termine solitudine: da un lato si parla di solitude, per indicare un momento di raccoglimento e pace con sé stessi, dall'altro si parla di loneliness, intesa come isolamento, solitudine negativa. 

Ed è più o meno la stessa differenza tra alone (essere soli in una stanza, stare soli consapevolmente) e lonely, sentirsi soli, isolati, abbandonati.

In effetti, la solitudine potrebbe essere considerata come il risultato di questa ambivalenza, ma spesso il lato più vicino alla depressione ha la meglio sull’altro. 

Perciò, la solitudine è una condizione mentale che può rivelarsi costruttiva, se saputa gestire, o determinare invece stati depressivi. In quest’ultimo caso, stare soli diventa insopportabile, la paura della solitudine può diventare patologica e alterare in modo grave la vita della persona che soffre.

Prima di proseguire con la lettura dell’articolo, ti suggerisco subito un mio video. Qui spiego come non sentirsi soli nel caos emotivo e in questa realtà veloce che spesso non ci concede il tempo di percepirci parte del tutto:

 

Sentirsi soli non significa necessariamente essere soli fisicamente: anche quando si è circondati da persone e affetto, non si riesce ad apprezzare, anzi, si teme, questa vicinanza. Ciò ha molto a che fare anche con l’autostima: talvolta ci si isola perché si teme di non essere all’altezza delle persone o delle situazioni.

Una scarsa autostima può essere un fattore predisponente alla depressione, che porta a isolarsi sempre di più, rischiando anche di rifiutare o allontanare le persone che mostrano interesse, con la paura di essere a propria volta allontanati e rifiutati.

Perché si ha paura della solitudine a 60 anni (e non solo)?

Molto spesso, i 60 anni rappresentano una soglia critica. La crisi che insorge è di tipo esistenziale. Infatti, si sente avvicinarsi la fase più matura della propria vita, e ciò può portare a infelicità, forme di solitudine e di depressione.

Di solito si fanno bilanci, e generalmente si tende a valorizzare poco i risultati ottenuti nel corso della propria vita. Talvolta si è più sensibili, si ha la sensazione di essere scesi dal treno della giovinezza: molte persone provano ostinatamente ad aggrapparvisi, e ciò accresce insoddisfazione e frustrazione

Altrettanto spesso si deve fare i conti con grossi dispiaceri, come un lutto, una separazione; in molti casi ci si sente inutili, perché magari i figli sono grandi e hanno conquistato la propria indipendenza. Non è difficile sentirsi smarriti e soli.

Non troppo tempo fa, i 60 anni rappresentavano la soglia di ingresso nella terza età. Adesso l’asticella d’ingresso si è decisamente alzata. 

Se proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno, i 60 anni di oggi sono anni in cui è possibile riscoprire la libertà (le cose fondamentali sono già state fatte) e ritrovare energia e voglia di fare, continuando ad avere cura di sé stessi e a volersi bene.

Parlo spesso dei 4 fondamenti di una vita sana ed equilibrata, che contemplano la sfera dell’alimentazione, dell’attività fisica e la grande componente della gestione emozionale: non dobbiamo lasciarci andare, anzi, a nessuna età è vietato continuare a fare progetti e agire per la propria felicità.

È decisivo l’approccio con il quale affrontiamo il passaggio di età: serve ottimismo con la consapevolezza che, nonostante i capelli bianchi aumentino, ciò non chiude le porte della vita e delle occasioni, semmai apre nuove prospettive.

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Come combattere la solitudine a 60 anni: 4 gesti per rimettersi in gioco 

Non lasciarti scoraggiare dal tempo che passa, anzi: per l’invecchiamento c’è tempo! Ora è possibile cogliere l’occasione per fare cose nuove e vivere al meglio delle tue possibilità:

1. Continua a fare progetti 

Sicuramente, intorno ai 60 anni la pensione si avvicina, e il tempo trascorso lavorando si fa sentire con una certa stanchezza. Se sei in pensione, hai diretto controllo sul tuo tempo. 

Dopo una prima fase in cui ti sembrerà di non sapere da dove iniziare (è normale, fino a poco tempo fa lavoravi tutto il giorno!) vedrai che riempirai la giornata di piccole cose.

Potrai finalmente dedicarti alle attività che avevi accantonato per mancanza di tempo: i tuoi hobby, qualche viaggio, qualche passione abbandonata e sopita.

2. Non rinunciare all’attività fisica

Non abbandonarti alla pigrizia e non trascurarti. L’attività fisica a qualunque età è importante e necessaria, secondo le proprie possibilità. 

È consigliabile iniziare da attività semplici: camminare una mezz'ora al giorno nella natura o dove sia possibile; salire e scendere le scale a piedi, fare nuoto, bicicletta, godere dei benefici dello yoga

L’esercizio fisico è necessario per mantenere la salute fisica, e lo sport ha benefici psicologici da non trascurare. Inoltre, può essere un’ottima occasione per allenarsi con qualche amico o amica, frequentare una palestra e fare nuove conoscenze.

A proposito di discipline, non dimenticare alcune pratiche fondamentali per il tuo benessere psicofisico e, se vogliamo, spirituale: meditazione, mindfulness, training autogeno. Non devi essere un asceta per imparare, l’importante è iniziare e scoprire ben presto i benefici di queste discipline.

3. Non rinunciare alla socialità

Talvolta, a conclusione della vita lavorativa, si tende a uscire anche dalla vita sociale, prima trainata dai colleghi e dagli amici. 

Oltre a rimanere in contatto con i colleghi più affezionati e con gli amici di sempre, un'altra opportunità può essere quella di esercitarsi nella “socializzazione primaria”: si tratta di frequentare i luoghi abituali, come ad esempio il supermercato, il parco dove portare a spasso il cane, il bar dove prendere il caffè e non solo. 

Si tratta di una buona palestra per mantenere l’abitudine alla vita di relazione e alla conversazione, allontanando il rischio di chiudersi in sé stessi. 

4. Non sentirti inutile

Una delle cause che scatena gli stati depressivi, soprattutto se ci si sente soli, è l’idea di sentirsi inutili e annoiati, specie se si trascorre molto tempo a casa. 

Perché le pareti domestiche non diventino la tua prigione, puoi fare almeno due cose: anzitutto mantenere una buona organizzazione per tutta la settimana. 

Se hai un giorno intero a disposizione, puoi vincere la solitudine in casa scrivendo un elenco di attività che desideri portare a termine entro sera, come ad esempio sistemare l’armadio, pulire la cucina, leggere. È una buona occasione per iniziare a tenere un diario in cui annotare le tue emozioni e le tue riflessioni.

La seconda cosa che puoi fare è modificare qualcosa nello spazio fisico in cui vivi, rendere l’ambiente più accogliente, più in sintonia con le tue necessità e le tue emozioni.

Ultimo ma non meno importante, possiamo aggiungere un punto fondamentale: continua a coltivare l’intelligenza emotiva. Ascolta con il cuore, mettiti in discussione, continua a imparare, pratica la gratitudine e non serbare rancore. 

L’intelligenza emotiva aumenta quando si è più attenti a coltivare l’empatia, la tenerezza e una dimensione spirituale sempre più consapevole. 

Di seguito, un mio contenuto gratuito per aiutarti a capire come gestire meglio la tua mente e le tue emozioni.

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Filippo Ongaro

AUTORE

Filippo Ongaro

Medico degli astronauti dal 2000 al 2007, autore Bestseller, ideatore del Metodo Ongaro® e ambasciatore Still I Rise

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